Atri, La sezione di Italia Nostra di Atri interviene sulla recente polemica innescatasi tra l’Assessore all’Urbanistica del Comune di Atri, Felicione, e la locale sezione dell’A.P.T.A. (Associazione Professionisti Tecnici Abruzzesi).
“Italia Nostra di Atri si occupa di problemi urbanistici e di tutela del territorio e del paesaggio dell’intero comprensorio delle Terre del Cerrano da ormai quasi trent’anni mentre alcuni suoi dirigenti svolgono questo ruolo addirittura da oltre quarant’anni: può tranquillamente dirsi che essa rappresenti la memoria storica degli accadimenti, così come si sono succeduti nel tempo. Certamente lo svuotamento dei centri storici di Atri e Casoli è riconducibile anche a fattori sociali ed economici ma, dal punto di vista della gestione urbanistica, il peccato originale risale al primo PRG di quarant’anni fa che, prevedendo un abnorme incremento demografico mai realizzatosi, ha dato la stura a un’edificazione dissennata e, quindi, al consumo di territorio e al loro progressivo svuotamento. A pensar male, si potrebbe dire che quell’improbabile incremento demografico era stato così previsto proprio per consentire di edificare e, quindi, in un’ottica miope e masochistica, di macinare affari a breve e medio termine, senza una visione di ampio respiro che avrebbe, invece, dato imperitura vita al nostro bellissimo centro storico”.
Lo ha dichiarato , diretto della sezione atriana, spiegando che “l’errore di quarant’anni fa non è stato mai corretto e neppure si è tentato di invertire la tendenza: di fronte a una crescita demografica pari a zero, si è continuato a costruire fuori dai centri storici, nelle periferie e nelle frazioni. Gli inquilini dei nuovi appartamenti, non provenendo da un tasso di natalità positivo né da migrazione da altri Comuni, dovevano necessariamente provenire dalle unità abitative del centro storico, che mano a mano sono rimaste vuote. Le campagne si sono riempite di villette spesso niente affatto asservite alla conduzione di un fondo come avrebbero dovuto; in alcuni casi, addirittura, realizzate su fondi di superficie inferiore a quanto previsto dalla legge urbanistica regionale. La lottizzazione del Colle della Giustizia ha deturpato uno splendido paesaggio naturale, mentre ancora ora si continua a costruire consumando ulteriormente il suolo agricolo, anche di pregevole valore paesaggistico, aggravando così il problema dello spopolamento del centro storico. Questo scempio del nostro territorio è stato compiuto da tutte le Amministrazioni che si sono succedute nel tempo, compresa a nostra avviso quella attuale che, avendo preso coscienza del fatto che i centri storici si sono completamente svuotati, avrebbe dovuto adottare strumenti urbanistici con una previsione di consumo di suolo pari a zero, così come la nostra Sezione ha rappresentato negli incontri pubblici organizzati dall’Amministrazione con i tecnici e cittadini e così come hanno fatto tanti Comuni in Italia definiti, per tali scelte, ‘virtuosi’. Anche gli strumenti urbanistici, adottati e in via di approvazione definitiva, prevedono infatti ulteriori edificazioni e ulteriore consumo di suolo, come conseguenza di un prospettato, quanto improbabile, incremento demografico secondo il quale i residenti attuali, da poco più di 10.000 abitanti, dovrebbero arrivare nel corso dei prossimi anni a 15.000”.
Italia Nostra ha precisato di averlo “fatto presente, ma le sue osservazioni, orientate all’interesse pubblico, sono state sottoposte a una spietata falcidia da parte dell’Amministrazione; le osservazioni dei privati, indovinate un po’, sono state per lo più benevolmente accolte. Così come analoga sorte subirono le nostre osservazioni presentate in occasione dei precedenti piani urbanistici ed attuativi. Immaginare di fare del centro storico un albergo diffuso significa arrendersi al suo progressivo declino sociale ed economico, anziché ingegnarsi per arrestarlo. L’attività urbanistica ed edilizia dev’essere quella di salvaguardia e recupero degli edifici storici, non quella meramente espansiva che, insieme al territorio, erode il futuro dei nostri figli e la loro possibilità di trascorrerlo serenamente nella Civitas Vetusta Hatria. Ribadiamo, infine, che la rivitalizzazione, non più procrastinabile dei centri storici di Atri e Casoli passa attraverso la realizzazione di politiche attive che vedano protagonista l’Amministrazione comunale nel determinare condizioni particolarmente favorevoli al recupero dell’edilizia esistente, attraverso azioni e provvedimenti articolati nelle modalità finanziarie, premiali ed incentivanti, affinchè privati e enti pubblici, a partire dall’A.T.E.R., siano protagonisti della rinascita dei nostri centri storici”.