Chieti. S’e c’è un punto per il quale l’area metropolitana è già una consolidata realtà è quello delle scelte sul verde urbano, pessime a Chieti tanto che a Pescara.
Nel capoluogo adriatico cittadini e associazioni si sono mobilitati per cercare di fermare una vera strage di alberi che, se attuata, coinvolgerebbe molte zone della città’.
Lo afferma in una nota il WWF Chieti-Pescara.
‘Nel capoluogo teatino si profila a breve una situazione altrettanto drammatica. Secondo recentissime notizie di stampa, infatti, ben 50 alberi nella zona di via Ricci, dovrebbero essere tagliati e se per ora sono salvi lo devono solo alla penuria di denaro nelle casse municipali: il Comune non avrebbe soldi per affidare tali lavori.
Gli alberi di via Ricci sono effettivamente malati, ma questo dipende palesemente dall’incuria prolungata nel tempo e da potature assurde, fatte evidentemente ignorando le regole più elementari. Cosa che accade regolarmente anche in altre aree, a tal punto che oggi la città rischia di perdere il proprio prezioso patrimonio arboreo, se si dovesse continuare con l’attuale incuria.
Chieti aveva un tempo tra i dipendenti comunali anche qualche giardiniere, con risultati eccezionalmente positivi per gli spazi verdi cittadini. Oggi la manutenzione – quando c’è – è affidata a ditte esterne che non sempre si dimostrano all’altezza delle prestazioni richieste. Risultato: a fronte di un presunto risparmio immediato (tutto da dimostrare) si hanno danni certi a medio e lungo termine.
Sul risparmio ci sarebbe poi da discutere visto che vengono anche piantate essenze in posti inadatti: un recente esempio sono i Tassi sistemati in vasi di fronte alla sede provvisoria del Comune inesorabilmente seccati in poco tempo e sostituiti. Riassumere giardinieri rivedendo la pianta organica del Comune sarebbe una soluzione a tutela del verde e, a medio e lungo termine, anche meno costosa rispetto agli affidamenti esterni.
Un’altra norma immediatamente applicabile dovrebbe essere la piantumazione di un nuovo albero nello stesso identico posto di quelli eventualmente sacrificati, nel caso la situazione di una pianta sia a tal punto compromessa da non lasciare altra soluzione se non l’abbattimento’, si insiste nella nota.
‘Tornando alla situazione di via Ricci quegli alberi, se ben gestiti, avrebbero certamente potuto aiutare a “mantenere” la terra con le proprie radici contribuendo al consolidamento della scarpata a valle della strada e degli stessi marciapiedi a sbalzo, che andrebbero comunque usati con discrezione e non progettati ovunque, come qualche anno fa si usava a Chieti.
Se poi quelli di via Ricci stanno mostrando segni di cedimento bisognerebbe indagare e scoprire perché sta accadendo.
Non solo via Ricci: la chioma dei Bagolari (Celtis australis), detti anche alberi del rosario, lungo via Raffaele Paolucci è stata ridotta drasticamente cambiando notevolmente il loro naturale aspetto. Per rendersene conto basta confrontare gli alberi del viale con quello di fronte, nel campetto di basket, che è sfuggito alla capitozzatura e si presenta rigoglioso con i suoi piccoli frutti tondi. Situazione triste, sempre alla Villa, anche per i tigli che hanno perduto per gli stessi motivi la bella chioma degli anni passati e oggi appaiono palesemente sofferenti’.
‘Ci chiediamo – osserva Nicoletta Di Francesco, presidente del WWF Chieti-Pescara – a chi e con quali criteri vengano affidati questi lavori sul verde urbano, patrimonio collettivo, utilizzando soldi dei cittadini.
La cura non si può limitare ai soli interventi di taglio o alle riduzioni delle fronde, ma ogni albero dovrebbe essere tenuto sotto periodica osservazione e, nel caso, curato al più presto per non arrivare alla soluzione drastica. Qui a Chieti come a Pescara sembra invece di vivere lo stesso incubo di Alice nel Paese delle Meraviglie dove la regina di cuori trova una sbrigativa soluzione a ogni presunto problema ordinando: “Tagliamogli la testa!”. Con questo stesso assurdo criterio si pretenderebbe di gestire le alberature cittadine’.
Esiste una legge dello Stato, la 10 del 2013 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”, che prevede una serie di prescrizioni per far sì che gli alberi in città aumentino progressivamente a cominciare dalla piantumazione di uno nuovo per ogni neonato e dal “bilancio arboreo” del Comune che ogni sindaco dovrebbe presentare alla vigilia della scadenza del proprio mandato: ‘Una legge – conclude amaramente la presidente – che si candida a buon diritto per essere una di quelle meno rispettate d’Italia’.