Pescara. “Rimaniamo allibiti dinanzi alle dichiarazioni rilasciate durante una campagna elettorale che ancora una volta usa il porto per recuperare voti mettendo a serio rischio lo sviluppo tanto atteso. La nostra città rischia di diventare una città ferma, chiusa su se stessa, una città del ‘non fare e del non scegliere’ a causa di interessi di una sparuta minoranza in cerca di visibilità”.
E’ quanto afferma il coordinamento degli Operatori portuali di Pescara a proposito del Piano regolatore portuale.
Sottolineando che “il Prp è stato portato avanti dal consiglio comunale ascoltando e interagendo con tutte le categorie e portatori di interesse, riuscendo, nonostante la burocrazia, ad arrivare alla fase della Valutazione ambientale strategica (Vas)”, gli operatori contestano “chi fa promesse di progetti alternativi ipoteticamente ‘più semplici e meno dispendiosi’ senza che abbiano alcun valore tecnico-scientifico”.
Secondo il coordinamento tali progetti “non tengono in considerazione che l’attuale tipologia di dimensioni di navi è profondamente cambiata da quelle del passato. Non si può parlare ora di nuovi progetti, dopo sette anni – si legge in una nota -, quando si è ormai giunti alla fine di un processo che ha visto il dispendio oltre che di tempo anche di ingenti quantità di denaro pubblico”.
“Non possiamo più permetterci di attendere altri lunghi anni per avere uno strumento di sviluppo come il Prp portuale – evidenziano gli operatori -, soprattutto in questo momento, in cui si dovrebbe essere tutti uniti per sviluppare i progetti già in corso d’opera utili a raccogliere il flusso turistico che è l’unico strumento a basso impatto ambientale che può garantire ricchezza e splendore alla città. Questo clamore sul porto – concludono – ci fa pensare a quanto sia scorretto e antidemocratico invocare prima il rispetto delle procedure e poi contestarle se il loro esito non è gradito o funzionale a certe posizioni politiche”.