Chieti. “Basta tasse, basta burocrazia: le imprese e i commercianti non possono morire schiacciati dal peso delle imposte. Se il Paese deve ripartire non potrà che farlo iniziando da quanti ogni mattina, alzando la saracinesca della propria attività commerciale, danno linfa vitale alla nostra Nazione”.
Così il sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, a margine della mobilitazione generale delle imprese, promossa da Rete Imprese Italia – che racchiude le associazioni di categoria Casartigiani, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti, Cna – svoltasi nella giornata odierna a Roma, in piazza del Popolo.
“Come sindaco – prosegue Di Primio – come rappresentante della istituzione più vicina ai cittadini, ho sentito forte il dovere di essere anche io in piazza, oggi, a Roma, tra loro e per loro. Comuni e commercianti, Comuni e Pmi non sono su posizioni contrapposte. Per noi amministratori locali ogni insegna di negozio che si spegne, ogni cancello d’azienda che si chiude è un impoverimento dell’ economia delle città, un problema sociale che va ad aggiungersi ai tanti che dobbiamo fronteggiare quotidianamente con scarsezza di risorse. L’ennesima richiesta di aiuto, forse la più drammatica, levatasi oggi dalle imprese e dai commercianti da piazza del Popolo deve essere insieme al lavoro il primo punto dell’agenda programmatica del nuovo Governo. Questo, in particolare, è quello che ho chiesto ad Angelino Alfano di porre nelle trattative per la nascita del nuovo Governo. Abbassare la pressione fiscale si può e si deve fare. Il nuovo Governo abbia il coraggio di tagliare i troppi miliardi di euro di sperperi dell’apparato centrale dello Stato e di tutti gli organismi di sottogoverno che alimentano la voragine del debito pubblico. Gli oltre 8000 comuni italiani, pur rappresentando solo il 2,5% del debito totale del Paese ed il 7,6% della spesa pubblica locale, la loro parte l’hanno già fatta, contribuendo, negli ultimi sette anni, al risanamento della finanza pubblica con 16 miliardi di euro, di cui il 45% da taglio di risorse ed il 55% da inasprimenti del Patto di Stabilità.I Comuni, per poter stare realmente vicino alle aziende, chiedono di avere autonomia in termini impositivi, rifiutando di continuare ad essere il soggetto istituzionale che chiede soldi a commercianti, imprese e cittadini per conto dello Stato per risanare il buco del debito pubblico che non hanno prodotto, però, né i Comuni, né le aziende, né i commercianti. Abbassare il costo del lavoro, detassare gli investimenti, incentivare le nuove assunzioni, sburocratizzare le procedure autorizzatorie sono provvedimenti non più differibili. Infine, il nuovo Governo non rincorra i banchieri, ma induca e solleciti le banche a dare credito alle piccole e medie imprese, ai commercianti e alle famiglie. Dal canto mio, come già fatto nelle scorse settimane, continuerò a lavorare sulla condivisione degli obiettivi con le rappresentanze di categoria. Il primo punto sarà quello di scrivere insieme la parte del bilancio comunale che riguarda i tributi dovuti da imprese e commercianti, mai dimenticando le grandi difficoltà in cui versano sia la finanza pubblica che quella privata”.