Così risponde il consigliere comunale di Chieti, Marco Di Paolo alle affermazioni dell’ex vicesindaco del capoluogo teatino, Bruno Di Paolo.
“Fantasiosa, questa volta al limite del ridicolo – prosegue Di Paolo – è l’ultima nota stampa contenente la richiesta di collegialità amministrativa – motivata peraltro con una falsa accusa di immobilismo – che si dovrebbe attuare mediante l’individuazione di due nomi di alto profilo, uno del Pd e l’altro da scegliere collegialmente, da affiancare al primo cittadino nella gestione del Comune. Francamente non so se ridere o piangere leggendo questa ennesima nota stampa e ripenso al fatto che questo signore, purtroppo, per due lunghi anni è stato vicesindaco di Chieti, nonché assessore al Personale ed agli Affari Cimiteriali. Due lunghi anni nei quali è stato capace solo di propinarci reiterati comunicati nei quali annunciava posti di lavoro a go go al Comune, bandi successivamente ritirati perché non corretti, con dipendenti e sindacati infuriati per la sua gestione pressappochista del personale, il completo stato di abbandono del cimitero comunale ed azioni politiche assunte sempre in piena solitudine senza avere l’accortezza di informare sindaco, alleati e finanche i suoi stessi consiglieri comunali. Queste sono state le ragioni, peraltro sempre ribadite da tutta la maggioranza, in primis dal Sindaco, che hanno imposto, anzi obbligato, la cacciata del Di Paolo dalla giunta. Concludo rendendo noto un fatto occorso al tempo in cui il Di Paolo si muoveva ancora con la solita supponenza politica: ad una mia richiesta di rendere disponibile il servizio Cup all’interno delle sedi farmaceutiche comunali di Chieti Scalo e Tricalle, impose al componente il Cda di Chieti Solidale, nominato in quota Giustizia Sociale, di votare contro la mia proposta. Ma nonostante questo atteggiamento ostruzionistico da parte del Di Paolo, sono riuscito ugualmente ad ottenere che fosse istituto il servizio Cup nelle suddette farmacie comunali. In questa come in tante altre circostanze non si è mai intravisto un vero desiderio di collegialità da parte del Di Paolo che, anzi, tronfio del suo ruolo, ha sempre inseguito scampoli di visibilità con azioni per nulla ispirate a quella collegialità che oggi invoca strenuamente forse solo per tentare di rientrare in gioco. Infine – conclude Marco Di Paolo – ricordo al Di Paolo che la migliore propaganda non la si fa con la propria foto sul giornale ma alzandosi ogni giorno col pensiero rivolto alla ricerca delle soluzioni più idonee per il bene dei propri concittadini, con quello spirito di servizio vero e proprio cardine della nobile arte della politica che Di Paolo pretenderebbe di insegnare”.