L’Assemblea, che è stata aperta da un intervento di Carlo Di Marco (docente di Diritto pubblico ed ambientale all’Università di Teramo), si è svolta in preparazione dell’Assemblea Nazionale di sabato 22 dicembre 2012 a Roma, che varerà definitivamente le modalità di partecipazione di “Cambiare si può” alle prossime Elezioni politiche nazionali. Sono stati discussi lo schema di programma ed i criteri per la selezione delle candidature elettorali. E’ stato infine designato un Comitato di coordinamento territoriale provvisorio composto da sette persone (Alfonso De Amicis, Terenzio De Benedictis, Francesco Marola, Concettina Massimini, Bruno Petriccione, Pierluigi Pezzopane ed Emanuela Rossi). Altre Assemblee territoriali si sono tenute o si terranno in Abruzzo entro il 21 dicembre: il 13 a Teramo, il 17 ad Avezzano, il 20 a Pescara e a Chieti.
“Cambiare si può” nasce a livello nazionale con il lancio di un appello da parte di sei personalità del mondo della cultura e del lavoro (Gallino, Pepino, Revelli, Cozzi, Di Luca, Sasso), che ha ricevuto 65 adesioni immediate. Ad oggi, sono arrivate ben 8.500 adesioni di singoli cittadini, ma ogni giorno se ne aggiungono altre centinaia. Si prevede quindi di raggiungere e superare l’obiettivo delle 10.000 adesioni, entro l’Assemblea di Roma del prossimo 22 dicembre. Importante anche l’adesione di soggetti collettivi in appoggio (Movimento Arancione, Rifondazione Comunista, Alba, numerosissime Associazioni e Comitati locali in tutta Italia). Altri soggetti (Italia dei Valori, Verdi, etc.) stanno valutando il da farsi.
“Il nuovo soggetto politico – si legge nella nota – parte dalla contestazione della crescente ingiustizia sociale dovuta all’operato del governo Monti, sostenuto dai principali partiti di centrodestra e centrosinistra, PDL e PD, che oggi tornano a dividersi, ma solo dopo aver sostenuto insieme il governo più iniquo della seconda Repubblica. Le differenze economiche e sociali crescono, le disonestà individuali o di gruppi sono diventate corruzione del sistema, la distanza tra stato e società e tra organi rappresentativi e cittadini non è mai stata così elevata. Prevale inoltre l’idea che non ci sia più nulla da fare perché ogni scelta è obbligata e «imposta dall’Europa» (cioè dai mercati). Il modello sociale europeo è cancellato dalle compatibilità economico-finanziarie in una concezione dell’economia che non lascia spazio alla politica e alla democrazia. Non è più possibile stare a guardare o limitarsi a criticare uno scenario politico caratterizzato dalla crescente sottrazione di democrazia, da interessi particolari e violazioni sistematiche della legalità, occorre riattivare invece la democrazia costituzionale, attraverso un’iniziativa politica nuova e intransigente. Il primo passo sarà la presentazione di liste indipendenti alle prossime elezioni politiche nazionali. Non si tratterà di raccogliere cocci di esperienze fallite, ma saranno attivate nuove energie, fin ad ora frammentate o inespresse. La necessità di prendere direttamente nelle proprie mani il proprio destino nasce dalla constatazione che le differenze economiche e sociali sono in continua crescita, la corruzione e la degenerazione del sistema ha ormai raggiunto livelli intollerabili, l’aumento della distanza tra le istituzioni e i cittadini è divenuta una gravissimo pericolo per la democrazia e la libertà. Di fronte a tutto ciò, si propone di difendere e ripristinare la democrazia costituzionale, promuovere forme di cittadinanza attiva, rinegoziare le normative europee che stanno portando a scelte economiche insostenibili sul piano sociale e ambientale, per un’Europa fondata sulla democrazia e non sui mercati. Tra i 10 punti programmatici, l’abbandono delle grandi opere a favore di migliaia di piccole opere di riassetto del territorio, la completa riorganizzazione del territorio per salvaguardare l’ambiente, la tutela dei diritti dei lavoratori con il ripristino dell’articolo 18, del valore del Contratto Nazionale e la cancellazione della riforma delle pensioni Fornero, l’introduzione di ammortizzatori sociali come il reddito minimo per i lavoratori precari, l’aumento della pressione fiscale sui redditi elevati e su patrimoni e rendite finanziarie, il deciso contrasto alla criminalità organizzata dentro e fuori le istituzioni, la drastica riduzione delle spese militari, il riconoscimento dei diritti civili degli individui e delle coppie a prescindere dal genere”.