“Alla luce della grave situazione economica che investe il nostro paese – si legge nella richiesta – e in ragione degli enormi sacrifici che tutti i cittadini, quotidianamente, sono costretti a fare, come amministratore del Comune di Chieti, con grande senso di responsabilità, chiedo, con effetto immediato, la riduzione del 50% della mia indennità di vicesindaco ed assessore. La cifra di euro 671.518,54 che segna la spesa annuale per il 2011 di amministratori e consiglieri comunali di Chieti, rappresenta per me un dato sconcertante ed inaccettabile che, pensando intermente sul già asfittico bilancio comunale, cancella, di fatto, la possibilità non solo di erogare maggiori e più qualificati servizi per la collettività ma anche e, soprattutto, (cosa decisamente gravissima) di assicurare quel minimo supporto ai meno abbienti e alle famiglie in difficoltà che, purtroppo, sono sempre più in aumento. Mi auguro che anche altri vogliano assumere una decisione analoga che in un momento come quello che stiamo vivendo rappresenterebbe un segnale concreto di assunzione di responsabilità da parte della classe politica nei confronti dei cittadini e riproporrebbe Chieti nell’immagine collettiva come città civile e solidale”.
“Ho depositato la richiesta di riduzione del mio indennizzo – ha affermato successsivamente Bruno Di Paolo – viste le vicende della Burgo e della Sixty. È un segnale che voglio dare al Comune. Se lo facessero, avremmo circa 330 mila euro a disposizione. In questo modo ad esempio riusciremmo a dare un contributo a 130 famiglie per l’assegnazione abitativa. Tutti parlano di città in crisi sotto il profilo commerciale, con una parte di questi 330 mila euro ad esempio potremmo dare un contributo a chi vuole investire nella nostra città e potremmo dare più forza al bonus per le famiglie. Noi siamo una città che si sta impoverendo sempre di più, non posso permettere una cosa del genere. Mi auguro che gli altri amministratori seguano il mio esempio. Gli do due mesi di tempo per decidere di stare dalla parte dei privilegiati o dalla parte dei cittadini. Che un consigliere debba incidere sul bilancio del Comune per 12.450 euro l’anno non è ammissibile. Noi rischiamo di non arrivare alla fine dell’anno per la Legge del Patto di Stabilità e rischiamo anche qualcosa di più grave. Fare il consigliere comunale significa avere una gratificazione morale, fare un qualcosa per la gente, quando lo si fa per i soldi non va bene. Mi attendo delle reazioni e a breve verificherò chi ha raccolto questo mio invito e chi ha fatto orecchie da mercante. Se ci dovessero essere problemi di Legge, chiederò al Consiglio di cambiare il Regolamento. Mi aspetto una risposta di cuore, se non ci sarà farò un’iniziativa di piazza con una raccolta firme”.
Francesco Rapino