Così il sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, intervenuto in qualità di responsabile del Pesonale e Rapporti Sindacali dell’Anci, a seguito dei provvedimenti del Governo nazionale sui tagli dei costi della politica, approvati nela giornata di ieri in Consiglio dei Ministri.
“La Prima Repubblica – aggiunge Di Primio – a giudicare dai vergognosi episodi di corruzione e mala politica, non è mai finita; la seconda, a giudicare dalla debolezza della classe dirigente (non solo quella politica), figlia dell’azione dei magistrati (mani pulite) piuttosto che tenere un percorso di maturazione, esperienza e conoscenza non è mai iniziata; la terza, le pagine della quale vorremmo contribuire a scrivere, non potrà mai esistere se il seme è quello dell’odio sociale e dell’attacco indiscriminato, generico e screditante contro l’altro. Nel caso di specie mi riferisco alle norme elaborate ieri 4/10/12 dal Consiglio dei Ministri, da parte della Repubblica contro gli Enti locali. È intollerabile che mentre la gente continua a percepire e vedere nei sindaci (municipalità) gli unici politici in grado di dare risposte anche alla crisi generata non certo dai Comuni, il Governo emani norme punitive prive di pregio giuridico e vero affronto all’etica e al rispetto istituzionale. Se ci sono politici ladri, se ci sono parlamentari indagati, se non addirittura condannati per reati contro le Pubbliche Amministrazioni, se ci sono Consigli Regionali che ci costano, in un anno, quattro volte il bilancio di un Comune come il mio, non si possono sacrificare sull’altare del populismo le amministrazioni locali solo per soddisfare la voglia di taluni di vedere scorrere ‘il sangue di un politico’. Sono d’accordo, anzi bramo di vedere in questo Paese che chi commette un reato venga dapprima condannato e poi sconti la pena sono però allibito di vedere un Governo di ‘tecnici’, figlio della ipocrisia della politica, e sostenuto da Pd, Pdl ed Udc, che dopo tagli irrazionali della spesa, pensa di sfoltire anche la classe dirigente con lo stesso metodo. In particolare, con riferimento alla norma che prevede la incandidabilità, per 10 anni, di sindaci e presidenti di Provincia i cui Enti siano finiti in dissesto finanziario, trovo assurdo che non si diano indicazioni circa la precisa individuazione di chi ha, con proprie azioni o omissioni, determinato il dissesto dell’Ente. Perché mai dovrebbe rispondere con la incandidabilità l’amministratore che si é trovato a gestire un bilancio gravato da debiti e spese inutili fatte da altri? La politica (il Parlamento) ed il Governo abbiano un sussulto di dignità e piuttosto che continuare a tagliare trasferimenti ai Comuni, che il bilancio in pareggio lo hanno sempre dovuto tenere, e che erogano servizi ai cittadini e rispondono alle quotidiane richieste della gente, elimini i vergognosi privilegi di cui godono non solo i politici (parlamentari e consiglieri regionali), ma anche i troppi dirigenti e funzionari pubblici degli Enti di sottogoverno. Un forte e diffuso vento di moralità – ha concluso il sindaco – che spiri in ogni dove, una giusta condanna agli sprechi, la eliminazione di odiosi ed ingiustificati privilegi, vedrà tutto il mondo degli amministratori locali, qualunque sia la appartenenza politica, pronto a battersi in nome del bene comune”.