Questa volta addirittura si parla di non luoghi, di anima.
Ancora una volta nessuna parola sullo stato d’animo di chi ha perso tutto. Ancora una volta nessuna parola sul coraggio, la forza e la compattezza dei “franati” nel portare avanti le loro idee e difendere i loro diritti. Nessuna parola sull’identità di una frazione che si è fatta da sola nel corso degli anni, con il lavoro di più generazioni, con km e km di viaggio in treno per poter guadagnare altrove i soldi necessari a mettere insieme una realtà, un luogo.
Quel luogo fino a qualche anno fa vantava anch’esso la scuola, le poste, due alimentari. Fino a qualche mese fa vantava ancora lo studio di un commercialista, un parrucchiere e due aziende agricole. Vanta ancora un hotel di lusso, un bar e soprattutto vanta una comunità senza pari! Un’identità senza pari! Un’anima senza pari!
Noi non vogliamo dire che se Ponzano alcune cose le vantava e altre le vanta forse è anche colpa di scelte politiche inappropriate. Ma siamo certi che con la nostra unità, la nostra capacità di reagire e la nostra capacità di fare gruppo la politica e le sue scelte non c’entrano nulla.
L’unità e l’identità di Ponzano sono il frutto di viaggi insieme in treno con le valige di cartone, l’identità di Ponzano sono le vendemmie fatte insieme, le raccolte firme per avere l’asfalto fatte insieme, la battaglia per mantenere l’ufficio postale fatte insieme, l’uccisione del maiale e le salsicce sulla brace fatte insieme, le feste di laurea delle nuove generazioni, i matrimoni, e anche i lutti e le perdite più gravi come quelle dei più giovani, anche quelle vissute insieme.
Ora ci troviamo a vivere insieme una disavventura senza pari. Abituati come sempre a fare da soli e con le nostre forze, abbiamo subito trovato il coraggio di dare voce alle nostre volontà, ai nostri desideri ai nostri diritti. Perché, per quanto in molti proviate a beneficiare di quanto accaduto, le case cadute erano le nostre e quelle che ricostruiremo saranno anche nostre come nostra sarà la piazza, l’identità e il luogo che abiteremo. E sarà un luogo vivo, perché le persone che lo abiteranno sono vive e cresceranno lì i loro figli e ospiteranno lì i loro parenti e lì faranno i loro matrimoni e le loro feste di laurea.
Il luogo che abiteremo, nella misura in cui si potrà, lo sceglieremo noi, come i nostri padri e i nostri nonni lo hanno scelto 50 e più anni fa. Che vi piaccia o no questi siamo noi, questa è la nostra identità, questo è il nostro patrimonio.
Al bellissimo e impareggiabile centro storico di Civitella del Tronto non mancheranno mai le nostre energie e la nostra presenza al fine di mantenere viva una realtà che non ha eguali. Non è corretto, non è educato e non è nemmeno politicamente corretto chiederci di abitarlo perché la nostra identità non è lì, la nostra anima non è lì e per quanto tutti vogliano parlare i metri cubi a sufficienza non sono lì.
Ripopolare il centro storico di Civitella del Tronto non è compito dei Ponzanesi ma soprattutto dire dove è più giusto ricostruire Ponzano non è compito di nessuno se non dei proprietari delle case distrutte per sempre.
Questi pensieri sono riflessioni di chi vota e che ha appena letto un articolo in cui si parla di aree del Comune di Civitella del Tronto come di lande desolate.