Pescara. “A quasi un anno dal subentro del ministero dell’Ambiente nelle attività di competenza dell’ex struttura commissariale, tutti gli interventi di bonifica nel Sito di interesse nazionale di Bussi sul Tirino hanno registrato una significativa accelerazione. Il rinnovato spirito di collaborazione con Regione e Comuni interessati, oltre al supporto di strutture tecniche quali Ispra, Arta e Istituto Superiore di Sanità, ha permesso di intervenire sui principali punti critici del sito”. E’ quanto si legge in una nota del ministero dell’Ambiente.
Parole che però non piacciono al Forum H2o: “Il Ministro dell’Ambiente – affermano gli ambientalisti – dedica oggi un intero comunicato sulle bonifiche a Bussi dai toni inediti, quasi trionfali, rivendicando grandi passi in avanti. Forse guardandolo con il cannocchiale da Marte, il pianeta rosso, gli sparuti ciuffi verdi del Tirino, seppur contaminati fino alla corteccia, saranno sembrati un’oasi di pace al Ministro. Un generale però dovrebbe sapere che in guerra bisogna mettere gli scarponi sul terreno”.
Nella nota del ministero si legge che “per quanto riguarda l’espletamento della gara per la progettazione esecutiva e lo svolgimento dei lavori di bonifica delle aree esterne Solvay (discariche 2A e 2B e aree limitrofe), con l’accordo di programma dello scorso maggio tra il Ministero, la Regione Abruzzo, il Comune di Bussi e Solvay, è stato sancito il passaggio delle aree oggetto di gara dall’azienda al Comune, subordinatamente alla copertura integrale, da parte della Regione Abruzzo, delle somme relative all’attuazione degli interventi non coperte dalla contabilità speciale, che ammonta a 1,5 milioni. Solvay, da parte sua, prosegue sul fronte delle misure di prevenzione concordate con le amministrazioni centrali e locali e con gli enti tecnico-scientifici: tra queste la copertura superficiale delle aree e il trattamento delle acque sotterranee”.
“E’ stato inoltre ridefinito, con decreto del ministro Galletti – proseguono al ministero – il perimetro del Sin: è stata cosi esclusa un’area di 28 mila metri quadri, acquisita dal Comune e destinata ad attività di reindustrializzazione. Per quanto riguarda l’area Tre Monti, il ministero ha chiesto a Edison di presentare entro il 15 ottobre il progetto dell’intervento di bonifica insieme agli esiti delle indagini eseguite. L’azienda sta nel frattempo proseguendo ulteriori misure di prevenzione e integrando le indagini ambientali necessarie alla progettazione dell’intervento di bonifica. Anche per quanto riguarda Pian d’Orta (ex Montecatini), è stato richiesto a Edison di presentare entro il 15 ottobre il progetto di bonifica insieme ai risultati delle indagini ambientali eseguite. Relativamente alla centrale termoelettrica di Bussi, è stata disposta la chiusura del procedimento sulla matrice suolo. Per le acque sotterranee, sono state adottate misure di prevenzione la cui efficacia è monitorata da Arta”.
“Per quanto concerne l’area della stazione ferroviaria con le zone limitrofe e l’area Isagro, la conferenza di servizi decisoria del 30 novembre 2016 ha approvato il piano di caratterizzazione. Sull’area società chimica Bussi (ex Solvay), a seguito di un incontro tra ministero, Ispra, Iss, Solvay Spa e Società chimica Bussi Spa, gli enti hanno chiesto alle società di proseguire le attività di monitoraggio, garantire l’efficacia e l’efficienza delle misure di prevenzione adottate e concludere quelle previste: l’implementazione dei sistemi di emungimento delle acque di falda per le aree interne e a valle dello stabilimento industriale. Inoltre, la Provincia di Pescara è stata sollecitata a concludere le attività di individuazione dei responsabili della contaminazione. Nel corso dell’incontro del 14 giugno scorso, il cui verbale è consultabile sul sito del ministero, la Provincia ha dichiarato che sono state completate le indagini e che è in via di formulazione l’atto conclusivo sulle aree esterne allo stabilimento di Bussi”, conclude la nota.
Contro le parole del ministero si scaglia il Forum H2o: “L’ultima volta che siamo andati a Bussi, dieci giorni fa, per fare una visita guidata con degli scout di passaggio che avevano chiesto lumi sulla vicenda – dicono gli ambientalisti – ci siamo trovati davanti ad una parte delle discariche 2A e 2B incendiata. Forse il ministro voleva intendere che un po’ di desorbimento termico (una tecnica di bonifica) en plein air e ‘fai da te’ alla fine è stato fatto. Noi vorremmo rimanere su metodologie più tradizionali e sicure, però”.
“Idem a Piano d’Orta, dove oltre a strani liquidi rosso fuoco, forse marziani, presenti da decenni nel sito secondo i cittadini, abbiamo potuto ammirare per l’ennesima volta la messa in sicurezza “fai da te” delle scorie industriali da parte dei terrestri, disperati per vederle ogni giorno direttamente dal balcone di casa sulla scarpata delle loro strada. Una copertura di rete antigrandine da giardino e ceppi di legno. Altro accorgimento che potremmo portare al RemTech, l’annuale mostra sulle tecniche legate alle bonifiche”, prosegue il Forum.
Secondo gli ambientalisti “parlare di bonifiche in corso da parte del Ministro ci pare insensato, fuori dalla realtà e anche fuorviante perchè gioca con la parola ‘bonifica’. Per il cittadino medio quando si usa quella parola vuol dire aver pulito. Consigliamo maggiore umiltà e prudenza a tutti a partire dal Ministero visto che per recuperare oltre 10 anni di inerzia da parte degli enti ci vuole ben altro. Siamo pronti a riconoscere i risultati. Recentemente in un comunicato su Piano d’Orta abbiamo apprezzato che un sopralluogo – un sopralluogo – è stato effettuato dopo un sollecito della D’Aprile, a seguito peraltro di una nostra lettera in cui emergeva un clamoroso errore sul perimetro del SIN del Ministero addirittura nel decreto istitutivo del 2008”.
“Vorremmo festeggiare la fine dell’incubo come abbiamo fatto per Ombrina. Attualmente però la situazione reale permane fuori controllo con la contaminazione che continua a fuoriuscire dai due siti verso valle. Oggi la messa in sicurezza riguarda minime porzioni del sito a Bussi, zero a Piano d’Orta. Manca l’individuazione del responsabile della contaminazione per il bubbone più grande, il sito industriale e anche per le discariche 2A e 2B. La caratterizzazione deve essere svolta su tutte le aree pubbliche. Di vere bonifiche il numero da citare è zero”, conclude il Forum.