I principali accadimenti registrati nel corso dell’esercizio provvisorio hanno infatti contribuito in maniera determinante all’esito infruttuoso della vendita dell’azienda. Tra questi, ricorda Anna Lisa Mincone, Coordinatore Infermieristico e Rappresentante del Comitato dei Creditori del Maristella, alcuni interventi a mezzo stampa sulla “non vendibilità della struttura per mancanza delle autorizzazioni richieste”, le innumerevoli difficoltà gestionali (stipendi arretrati a causa dei ritardi delle Asl nel pagamento delle prestazioni e ad una retta inferiore, o addirittura di prestazioni mai pagati di alcune ASL extraregionali), che hanno generato un risultato economico in negativo, superate fino ad oggi grazie al sacrificio dei lavoratori e nell’interesse degli assistiti. E ancora, la prima gara d’acquisto annullata (6 giugno 2011), preceduta da una prima verifica ispettiva effettuata il 16 maggio di quello stesso anno da parte della Asl di Lanciano-Vasto, seguita da una missiva del sindaco di Chieti indirizzata al Procuratore della Repubblica e al Presidente del Tribunale; tale nota fu acquisita dal Curatore pochi minuti prima dell’apertura della gara, il quale a sua volta informò i due Partecipanti alla gara , ossia la Casa di Cura Abano Terme e Neuromed che, presa visione della nota, ritirarono le offerte e l’asta fu dichiarata deserta. L’intervento, poi, della Commissione ispettiva della Asl del 22 luglio 2012 , in cui si confermavano le rette di Residenza Assistita e Residenza Sanitaria Assistita per pazienti portatori di disabilità “stabilizzate”, ma veniva definito insufficiente il numero di operatori a diretto e continuo contatto con gli assistiti per le patologie “associate a gravi disturbi comportamentali”, il che richiedeva un notevole carico assistenziale. Si delineava così una vera e propria contraddizione operativa: l’assistenza da riabilitazione, ma rette riconosciute da RA.
Ancora, la seconda gara d’acquisto del 3 ottobre, aggiudicata alla società “Neuromed” in quanto unica offerta, nonostante la seconda nota pervenuta da parte del sindaco di Chieti, l’intervento di una visita ispettiva il 26 novembre dei Nas unitamente ad alcuni rappresentanti della Asl inviata dalla Commissione di inchiesta parlamentare, l’intervento di una nuova ispezione il giorno dopo da parte della Asl Lanciano-Vasto-Chieti per verificare il setting assistenziale e la rinuncia di “Neuromed” all’acquisto.
Infine, la fissazione di due aste a fine dicembre con una consistente riduzione di prezzo, unicamente nella prospettiva di salvaguardare il valore dell’azienda e i livelli occupazionali, sospeso a causa del deposito da parte del Tar Abruzzo della sentenza con la quale, in accoglimento dei ricorsi presentati dall’Aiop con a capo Pierangeli, veniva annullata la delibera con il quale il Commissario ad Acta per il Piano di Rientro della Sanità aveva riaccreditato tutte le strutture fallite del gruppo Angelini, compreso il Maristella. La sentenza del Tar è stata tempestivamente impugnata dalla procedura fallimentare davanti al Consiglio di Stato, il quale ha fissato l’udienza per il 13 aprile 2012.
“Questa difficile situazione” continua Mancone “ha determinato una grave incertezza sul futuro dell’azienda. Tuttavia la scelta del Giudice delegato Ceccarini e del Curatore Avvocato Ivone è stata quella di continuare l’esercizio provvisorio per altri due mesi (in attesa di verificare la decisione del Consiglio di Stato), su approvazione all’unanimità del Comitato dei Creditori, con l’unico intento di proteggere un’attività che opera per l’assistenza di sofferenti con gravi disabilità psico-fisiche, ma anche di tutelare i 40 dipendenti che hanno sempre dimostrato un profondo senso di responsabilità e partecipazione umana verso i pazienti a cui sono ormai affezionati. A questo scenario complesso si aggiunge un altro aspetto alquanto difficile: sono anni che si parla di pazienti inappropriati, ma a causa di mancanza di strutture dove sistemarli, rimangono a carico del Maristella in attesa che con qualche blitz improvviso li trasferiscano in strutture inadeguate o in ambiente familiare dove i parenti non sono in grado di curarli. Se il Consiglio di Stato dovesse confermare il giudizio del Tar, segnerebbe un altro dramma di lavoro, per un totale di circa 1500 dipendenti, causato dal fallimento del gruppo Angelini. In tutto questo scenario molto pesante la Regione, la Politica, i Sindacati e le Istituzioni sono stati sempre latitanti; solo il Giudice delegato Ceccarini e il Curatore fallimentare Giuseppina Ivone continuano ad avere a cuore la difesa dei posti di lavoro e la tutela degli assistiti, attraverso un faticoso esercizio provvisorio”.