L’Imu non sarà una stangata per i pescaresi: parola dell’assessore ai Tributi Massimo Filippello. L’Imposta municipale unica con la quale il Governo Monti sostituisce l’abrogata Ici sulla prima casa, dividendone gli incassi con i Comuni, potrebbe vedere il suo minimo nazionale applicato proprio a Pescara. In una conferenza stampa tenuta stamattina a Palazzo di città, Filippello ha annunciato i contenuti del regolamento comunale per l’applicazione dell’Imu, mostrando l’audace volontà dell’amministrazione Mascia a “non aumentare i tributi comunali, nonostante siano già diverse le aliquote fiscali al di sotto della media nazionale”, ha detto Filippello. Ad esempio, l’addizionale Irpef a Pescara si attiene allo 0,49% e la fascia di reddito valevole per l’esenzione è di 15050 euro, “tra le più alte d’Italia”, commenta l’assessore, “così come la Tarsu che Pescara tiene a 1,66 euro a metro quadro, contro la media nazionale di 1,85”. Dati esposti con la faccia del sacrificio, ma Filippello azzarda ulteriormente: “Nonostante l’emergenza rifiuti non l’aumenteremo”, promette, “e se l’aumento dei costi di smaltimento ci penalizzerà piuttosto taglieremo qualcosa ma non aumenteremo le tasse”.
L’amministrazione Mascia si sbilancia, “non sappiamo nemmeno se ce lo possiamo permettere”, afferma ancora l’assessore”, ma le tasse dei pescaresi non si alzeranno. Nemmeno in presenza di un governo tecnico che “ha tagliato i trasferimenti allo stato, imponendoci una manovra che ci costerà circa 15milioni”. Nonostante tutto, “Pescara pagherà l’Imu più bassa d’Italia”, ufficializza Filippello, in attesa delle decisioni ufficiali da Roma per poi mandare in Consiglio comunale il suo regolamento. Se Monti ha fissato l’aliquota base sulla prima casa allo 0,4%, Filippello rilancia: aliquota ridotta allo 0,3% per i nuclei famigliari composti da almeno 2 persone con reddito annuo non superiore ai 30mila euro lordi, , che non abbiano altri immobili sul territorio nazionale e che abbiano un mutuo ipotecario attivo per l’acquisto della prima casa. Un’agevolazione finora unica in tutto il Paese, che comprende gli immobili accatastati con i codici da A2 ad A 5 (esclude, quindi, ville e case di lusso) e che rimane valido anche le famiglie dove uno dei coniugi viene a mancare prima dell’estinzione del mutuo.
Aggiungendosi alle agevolazioni comprese dalla normativa nazionale, come la detrazione di 200 euro sulla prima casa e di 50 euro per ogni figlio a carico sotto i 26 anni (fino a 8 figli), la mossa di Filippello potrebbe portare molte famiglie a risparmiare addirittura fino a 40 euro rispetto a quanto dovuto con la vecchia Ici in vigore fino al 2007.
Considerando una prima casa con rendita catastale media da 752,43 con un garage pertinente che rende 36,50 euro, l’Ici da pagare ammontava a 186,64 euro.
Con l’Imu allo 0,4%, detraendo le 200 euro previste per legge, costerebbe ad una famiglia con un solo figlio, quindi che sconta solo 50 euro, 280,16 euro: ben 93 euro in più. Ma una famiglia con tre figli, quindi che usufruisce di 100 euro di detrazione, pagherebbe 180,16 euro, risparmiando 6,48 euro rispetto a quando pagava l’Ici. L’aliquota voluta da Filippello, quella allo 0,3%, porta una famiglia con un solo figlio a pagare soltanto 147,62 euro: addirittura 39 euro di risparmio rispetto all’Ici del 2007. Una vera e propria mossa alla Robin Hood, che conta di rientrare con il gettito mancante con una stangata sulle seconde case: pur non ufficializzando, se per alcune categorie svantaggiate l’assessore promette ulteriori agevolazioni, sulle seconde case si prospettano tempi duri; mirino puntato sui locali sfitti, sulle quali potrebbero pendere addirittura aliquote dello 0,76%.
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Daniele Galli