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Guardiagrele dirà addio al suo ospedale? La battaglia continua

Guardiagrele. Oggi pomeriggio la Asl di Chieti ha pubblicato la delibera 1460, con la quale si adotta il nuovo atto aziendale, il documento fondamentale che organizza l’intero assetto dell’azienda sanitaria provinciale.

“Confermando le previsioni contenute nei documenti che avevamo pubblicamente mostrato circa due mesi fa, l’atto aziendale decreta, sia pure maldestramente, la chiusura dell’ospedale di Guardiagrele”. Lo sostiene l’avvocato Simone Dal Pozzo, che ha curato i ricorsi per conto dei Comitati cittadini.

“Le tabelle allegate all’atto” spiega “prevedono la soppressione dei reparti di medicina, geriatria, lungodegenza e radiologia. Lo specchietto per le allodole che in questi giorni ha fatto ritenere che il SS. Immacolata non sarebbe stato chiuso è costituito dalla previsione del Pronto Soccorso che, però, resta aperto fino alla riconversione del presidio ospedaliero di Guardiagrele in presidio territoriale assistito, sorte che tocca anche alla Psichiatria che resta a Guardiagrele fino alla chiusura dell’ospedale. Non troviamo scritto in nessuna pagina del provvedimento che l’ospedale di Guardiagrele è chiuso, ma troviamo caselle vuote in corrispondenza delle Unità Operative ancora oggi funzionanti. L’atto aziendale, almeno per ciò che riguarda la rete ospedaliera, è assolutamente illegittimo. Esso richiama le ormai note delibere commissariali 44 e 45 dello scorso anno che avevano previsto la chiusura degli ospedali e che, nel maggio 2010, erano state annullate dal Tar Abruzzo. Il governo Berlusconi, per salvare Chiodi, aveva superato quelle sentenze trasformando in legge il Programma Operativo. Ecco perché l’atto aziendale, che a quel programma operativo si richiama, per noi è un atto illegittimo. Non è solo una questione di impoverimento di una intera zona dei più elementari servizi sanitari, ma è una questione di legalità ancora una volta calpestata. Non abbiamo dato tregua alla Asl e alla Regione impugnando ogni provvedimento che ledeva gli interessi della nostra comunità, non ultima la delibera che ha sottratto a Guardiagrele mezzo milione di euro da destinare alla diagnostica. Continueremo la battaglia legale impugnando immediatamente anche l’atto aziendale e questa volta confidiamo nel fatto che il Tar sospenderà gli atti rinviando, finalmente, la decisione alla Corte Costituzionale. Oggi si concretizzano i presupposti che rendono più vicina la decisione della Consulta alla quale, nonostante le irrisioni del centrodestra che ha parlato di improbabile ricorso alla Corte, toccherà dire se l’intervento del governo dello scorso luglio sia o meno conforme alla Costituzione. Un anno fa il Consiglio di Stato, grazie alla nostra iniziativa legale, restituì una speranza alle zone interne e da quel momento altri hanno seguito la nostra strada ottenendo gli stessi risultati. Il nostro obiettivo è quello di difendere la sanità pubblica messa in ginocchio da una politica che non ha mai mostrato di guardare seriamente agli interessi e ai diritti della gente. Se avesse voluto agire secondo un disegno coerente, almeno avrebbe dovuto potenziare i servizi. Eppure è sotto gli occhi di tutti il fatto che la diagnostica a Guardiagrele annaspa a causa di gravissime carenze di organico e alla mancanza, come è stato negli ultimi due mesi, di attrezzature. L’Atto aziendale prevede, finalmente, il distretto di Guardiagrele ma non dice se avrà una sua autonomia e, ammesso che ce l’abbia, sarebbe interessante capire quanto potrà amministrare anche in termini economici. Il ricorso che preannunciamo in tempi strettissimi è la ulteriore testimonianza di una continuità nella battaglia a difesa del nostro ospedale, condotta nel silenzio, ma con risultati concreti. La nostra non è stata polemica, ma azione con effetti tangibili che sono sotto gli occhi di tutti. L’Atto aziendale conferma, purtroppo, una azione incoerente con l’obiettivo di migliorare i conti. E’ chiaro, infatti, che la disattivazione di reparti non fa che incrementare una mobilità passiva con costi elevatissimi per la Asl e per la Regione. Se a questo si aggiunge che i nostri reparti in questo anno hanno garantito assistenza assolutamente appropriata, si dimostra, ancora una volta, che non c’è nessuna motivazione scientificamente ed economicamente plausibile alla base di questa scelta voluta in maniera incomprensibilmente testarda dall’Ufficio commissariale. Purtroppo dovremo provarlo, ancora una volta, non ad un tavolo dove si ragiona in termini politici ma nelle aule di un Tribunale”.