Tema di discussione sono state le istanze provenienti dal territorio alla luce dell’attuazione dell’atto. Un quadro preoccupante per i cittadini atriani, che vedono in serio pericolo il futuro dell’ospedale ducale. Al contrario di quanto ribadito dallo stesso Gabriele Astolfi, però. “L’amministrazione comunale “ ha detto “prosegue nel suo impegno per tutelare e salvaguardare il presidio, volto soprattutto a risolvere i reali punti di debolezza che sono le liste di attesa e la mobilità passiva. In un’ottica costruttiva stiamo lavorando su alcune situazioni che sono in itinere e che stiamo discutendo con i vertici aziendali, tra cui il Centro di Salute Mentale e la risonanza magnetica chiesta per Atri”.
Nessun declassamento, dunque, per il San Liberatore, per il quale è previsto un potenziamento delle apparecchiature diagnostiche, con l’acquisto di una Tac a 16 strati e di un Litotritore, unico nella provincia, macchinario per la terapia dei calcoli renali ed epatici senza intervento chirurgico, al servizio dei reparti di Urologia e Gastroenterologia.
Prevista, inoltre, l’attivazione di un Ospedale di Comunità con 12 posti letto (H12) gestito dai medici di base, la nascita, all’interno dell’Ostetricia, della branca “Analgesia del parto”, la cui mancanza comporta alla Asl oltre 300 parti fuori regione l’anno e l’attivazione della terapia radio- metabolica per la cura dei tumori, con la riapertura del reparto di Medicina Nucleare chiuso da quattro anni.
“Qui non si tratta di fornire rassicurazioni” ha aggiunto Astolfi “ma di fare una corretta e completa informazione, nel rispetto della cittadinanza, degli utenti dell’ospedale e di tutto il personale che vi opera. In questi giorni la stampa ha riportato notizie spesso sbagliate o parziali, sulla base di una serie di polemiche sollevate dai partiti politici di opposizione e da ex amministratori atriani, che ha visto in prima linea anche sindaci di paesi vicini. Il sindaco Monticelli è lodevole per il fervore delle sue esternazioni che, però, risultano spesso superficiali e tendenziose. L’invito è quello di prendere visione dell’atto aziendale ed avere la massima attenzione nel trattare l’argomento, soprattutto nel rispetto della collettività, onde evitare la diffusione di notizie false e soprattutto di strumentalizzare a fini politici e propagandistici un settore così delicato come quello della sanità”.
Il primo cittadino ribadisce che il reparto di gastroenterologia non verrà chiuso, ma il servizio verrà garantito ed implementato da due medici specialisti e dal direttore dell’unità operativa dipartimentale e che i macchinari resteranno in funzione all’ospedale di Atri, dove, tra l’altro, sono anche al servizio del reparto di Endocrinologia. Riguardo il reparto di Cardiologia, è opportuno precisare che le vicende relative all’Utic rientrano nell’attuazione del piano di riassetto sanitario che prevede tre Unità coronariche in tutta la Regione. L’Unità di terapia intensiva rappresenta una branca della cardiologia ed il reparto non ha subito alcun depotenziamento, ma il servizio verrà garantito con una propria autonomia ed attrezzature, come unità operativa semplice a valenza dipartimentale.
La replica del sindaco di Pineto. Il direttore sanitario dell’ospedale di Atri, la dottoressa Maria Mattucci, è disposta ad incontrare il Sindaco di Pineto Luciano Monticelli che nei giorni scorsi aveva inviato una lettera alla direzione per incontrare medici e infermieri e visitare in seguito alle notizie sulla soppressione di alcuni reparti.
“La dottoressa Mattucci”, spiega il primo cittadino pinetese, “è disposta ad incontrarmi ma non può concedermi l’autorizzazione per visitare i reparti e incontrare il personale medico e paramedico in quanto il via libera deve arrivare dalla direzione generale della Asl di Teramo. Mi sto già attivando per fare in modo di avere questa possibilità sollecitando proprio il direttore generale Giustino Varrassi. Questa è una situazione drammatica perché rischiamo di perdere pezzi importanti del nostro ospedale. La struttura sanitaria è a servizio di un bacino molto ampio, che abbraccia la Val Fino e la fascia costiera, città importanti come Silvi e appunto Pineto”.
Monticelli ha tenuto a sottolineare che Pineto è la terza città della provincia di Teramo per ciò che concerne il numero dei residenti che sfiora le 16 mila unità. Un’eventuale penalizzazione della struttura ospedaliera atriana creerebbe non pochi problemi alla collettività. “E parliamo anche di un bacino di utenza di circa 50 mila abitanti”, prosegue il Sindaco, “se è vero che si intende penalizzare l’ospedale con la chiusura di alcuni reparti, come ad esempio l’Utic, non resteremo con le mani in mano, non resteremo a guardare inermi. L’unità di terapia intensiva coronarica è fondamentale per salvare delle vite umane”.
L’amministrazione comunale pinetese, infatti, ha annunciato che nel momento in cui l’Utic chiuderà i battenti con il trasferimento del personale medico in altre strutture, procederà immediatamente con un ricorso al Tar.
“Ci stiamo già attivando in tal senso”, ha concluso Monticelli, “non permetteremo che ciò accada. Non siamo contrari ad una riorganizzazione sanitaria sul nostro territorio. Ma non accettiamo che ci siano delle penalizzazioni così gravi. Al mio collega di Atri Gabriele Astolfi ricordo solo che l’ospedale San Liberatore non è suo, ma è a servizio di un intero territorio del quale Pineto fa parte. La mia non è affatto una polemica strumentale, né ho bisogno di propagande politiche. Faccio solo il mio dovere di primo cittadino a difesa proprio di una comunità. E se c’è un problema ho il dovere di affrontare la questione. Non sono io quello che si adegua a scelte politiche imposte dall’alto!”