Chieti. “A due mesi dal rogo del sito di stoccaggio rifiuti di Colle Sant’Antonio la situazione resta pericolosa per l’ambiente e per la salute dei cittadini, vista anche la possibilità di libero accesso al terreno e la Procura della Repubblica sta indagando sugli esposti e le denunce ricevute nei giorni scorsi”.
Così in una nota Ottavio Argenio e Manuela D’Arcangelo, del Movimento 5 Stelle Chieti, che aggiungono: “Le analisi Arta hanno fornito risultati solo parziali e la sensazione avuta, nei giorni immediatamente successivi al rogo, è stata quella di voler ridimensionare il potenziale pericolo legato alle sostanze chimiche e tossiche sprigionate dalle fiamme. Ciò che desta maggiori perplessità, in ogni caso, è l’operato del Sindaco di Chieti che, in data 24 luglio 2015, dopo aver ripetutamente affermato di non avere strumenti giuridici per poter intervenire sullo stato delle cose, ha emesso l’ordinanza n. 5 con la quale ha ordinato a Domenico Leombruni l’adozione immediata di ogni atto ed azione per la messa in sicurezza del sito. Per consolidata giurisprudenza amministrativa tali atti sono nella competenza dei dirigenti comunali, non del sindaco, in quanto si tratta di atti amministrativi che impegnano l’amministrazione verso l’esterno e non atti di controllo politico-amministrativo degli organi di governo dell’ente (Tar Abruzzo, Pescara n. 145 del 4.03.2006), né possono considerarsi ordinanze contingibili ed urgenti. L’elemento di maggiore criticità è tuttavia legato al destinatario del provvedimento: Domenico Leombruni, legale rappresentante della Serv.Eco. s.c.a.r.l. ai tempi del procedimento penale. Attualmente invece, la società proprietaria del sito è in stato di liquidazione ed il liquidatore risponde al nome di Giovanni Simone, ex proprietario del terreno sul quale incide il sito di stoccaggio. Era questo il soggetto al quale l’ordinanza doveva essere notificata per avere una minima speranza che la stessa venisse ottemperata. Pare assurdo che il Sindaco di Chieti abbia commesso un simile e grossolano errore nella semplice attività di individuazione della persona fisica destinataria del provvedimento. Ciò comporta che si possano nutrire seri dubbi sulle capacità degli uffici comunali e dello stesso sindaco di adempiere ai compiti elementari connessi con le tipiche funzioni istituzionali”.
“Una simile “svista” – concludono Argenio e D’Arcangelo – lascerebbe sorgere il dubbio che l’errore potrebbe, in realtà, essere voluto al fine di prendere tempo con la giustificazione di dover notificare una seconda ordinanza al reale soggetto destinatario e svincolarsi così dall’obbligo normativo di provvedere alla messa in sicurezza ed al ripristino delle condizioni del sito in caso di inottemperanza da parte del privato. Il Comune di Chieti ha realmente raschiato il fondo delle risorse economiche e adesso non riesce neppure a garantire la dovuta sicurezza ai suoi cittadini”.