Teramo, caso Manola Di Pasquale: “Mio marito è stato assolto”

“Mio marito è stato assolto”. Ad annunciarlo in una nota è Manola Di Pasquale, presidente del Cda dell’Istituto zooprofilattico di Teramo, nonché neo dimissionaria consigliere comunale di Teramo.

Per me un vero piacere”, scrive in una nota, “poter comunicare che la Sezione prima giurisdizionale della Corte d’Appello della Corte dei Conti, ha depositato il 4 aprile la decisione con la quale ha annullato la sentenza di primo grado, che era stata impugnata, e per effetto dello stesso annullamento, assolto Rocco Di Giacomo da ogni addebito”.

Per la Di Pasquale, oltre al sollievo per la vicenda familiare conclusasi positivamente, anche qualche sassolino da togliersi dalle scarpe, visto l’interesse mediatico che la notizia aveva suscitato quando si è appreso del coinvolgimento del consorte nella questione giudiziaria. Il caso aveva visto Di Rocco, dipendente della Provincia, accusato di “inadempienze agli obblighi di controllo e vigilanza derivanti dal contratto di appalto e, in particolare, di aver consentito la fornitura in qualità e quantità di materiali e prestazioni d’opera inferiori e difformi rispetto alle pattuizioni contrattuali”.

Tali inadempienze, a detta dell’accusa, avrebbe poi “indotto in errore la Regione Abruzzo e la Provincia di Teramo”, che avrebbero finanziato l’opera, un’oasi marina sul fondale per la protezione e lo sviluppo delle risorse acquatiche tra Pineto e Silvi, difforme dal progetto.

Ma nonostante la decisione del non luogo a procedere che chiuse il procedimento penale, un certo clamore fece la notizia della condanna per Di Rocco ad una cifra di 24mila euro da parte della Corte dei Conti, proprio per la sua “condizione” di “consorte” dell’allora consigliere comunale. Così con l’assoluzione piena in appello per suo marito, la Di Pasquale ha voluto fare piazza pulita di quelle “insinuazioni” che in qualche modo l’avevano colpita personalmente.

Sarebbe fin troppo facile, adesso”, conclude la Di Pasquale, “commentare come, ancora una volta, siano stati tacitati gli strumentali attacchi di chi, nel perseguire scopi men che nobili, cerca di coinvolgere persone, famiglie, carriere, professioni in un perverso meccanismo distruttivo, che non ha altro scopo se non quello di contribuire al sempre più profondo disfacimento del nostro tessuto sociale. Non lo farò. Mi limiterò a dire: giustizia è fatta. Anche di tante umane miserie”.

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