Teramo, Wwf e Gadit contro la Provincia per la caccia alla volpe

Ferma contrarietà, richiesta di ritiro immediato della delibera provinciale sulla caccia alla volpe e avviamento di un confronto sulla gestione faunistica. Il Wwf di Teramo e il Nucleo teramano delle Guardie Ambientali d’Italia manifestano tutta la loro opposizione alle decisioni prese dall’amministrazione provinciale, rea a loro dire, di “essere più interessata ad accontentare i cacciatori che a garantire una corretta gestione della fauna che è un patrimonio di tutti e non di una sola minoranza di cacciatori”.

Dal 20 marzo scorso, infatti, è stato dato il via libera ad “una vera e propria mattanza di volpi sul territorio provinciale”, grazie ad una delibera che consente la caccia alla volpe nel periodo primaverile, ovvero quando tutta la fauna presente sul territorio è in fase produttiva. Secondo gli ambientalisti e le Gadit, infatti, oltre al danno sulle volpi, questa decisione starebbe creando enormi problemi a tutta l’altra fauna, caprioli, tassi, lepri, disturbati da spari e cani da caccia durante una delle fasi più delicate della loro vita.

Inoltre per le due associazioni sarebbero molteplici gli elementi del Piano di abbattimento delle volpi predisposto dalla Provincia che contrastano con la legge e con la corretta gestione faunistica. Innanzi tutto il Piano prevedrebbe gli abbattimenti senza che siano stati messi in atto metodi ecologici di contenimento, prescritti dalla legge, dimostrando anche che ci si trovi in presenza di un eventuale squilibrio ecologico. Inoltre la caccia alle volpi sarebbe iniziata senza aver attuato la sospensione dell’immissione di fagiani e lepri di allevamento che, appena rilasciati in natura, proprio perché provengono da allevamenti, diventano facili prede delle volpi. “In pratica”, dicono Wwf e Gadit, “la Provincia, tramite gli Ambiti Territoriali di Caccia, prima paga il cibo alle volpi e poi le fa abbattere”.

Altro punto critico riguarda la mancata selezione poiché il Piano consentirebbe la caccia a maschi e femmine, piccoli e maturi, senza alcuna distinzione. Inoltre l’utilizzo dei segugi rende particolarmente cruenta la caccia in questa fase in cui molti cuccioli di volpe appena nati saranno sbranati da cani da caccia mandati a stanare le volpi. Inoltre il Piano non si avvale dei suoi “selecontrollori” che la stessa Provincia ha formato attraverso corsi costati soldi alla collettività. E non prevede alcun controllo sui cacciatori che saranno coordinati da una guardia ecologica volontaria che è anch’essa scelta tra i cacciatori: in pratica controllore e controllato sono la stessa persona. Infine il Piano fa riferimento alla tecnica di caccia della “girata” e all’utilizzo del cane “limiere” che non vengono usati nella caccia alla volpe, ma nella caccia al cinghiale.

Non è un caso”, concludono le associazioni, “che il Piano predisposto dalla Provincia non ha avuto il parere favorevole dell’ISPRA, l’Istituto scientifico nazionale che deve rilasciare pareri obbligatori sui piani di abbattimenti dopo averne verificata l’efficacia e il rispetto della normativa di settore”.

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