Pescara, caso Tributi Italia: il Tar Abruzzo accoglie il ricorso del Comune

filippello_tributiPescara. Il Tribunale amministrativo regionale Abruzzo ha condannato la società Tributi Italia, ex responsabile del servizio di riscossione dei tributi, a riconsegnare al Comune di Pescara la banca dati dei contribuenti, oltre a un risarcimento del danno patrimoniale causato all’Ente, per ora quantificato in circa 2 milioni di euro.

Il Comune di Pescara ha, dunque, registrato una piena vittoria nella vicenda che dal luglio 2009 lo ha visto contrapposto alla Tributi Italia, la società che gestiva il canone di occupazione del suolo pubblico, l’imposta sulla pubblicità e il canone delle affissioni.
“Parliamo di una vicenda che ho ereditato e della quale ho iniziato a occuparmi due giorni dopo il nostro insediamento” ha ricordato l’assessore ai Tributi Massimo Filippello. “Esaminando le carte, mi sono reso conto che qualcosa non quadrava e, in particolare, ho compreso che mancava la polizza fideiussoria che dava le garanzie al Comune per eventuali ammanchi. In realtà non mancava solo la polizza, ma non erano stati eseguiti neanche gli adempimenti relativi alle certificazioni Inps e Inail. Ci siamo messi in contatto con i vertici di Tributi Italia, con i quali abbiamo avuto un incontro nel settembre 2009. In quell’occasione ci avevano rassicurato circa la volontà di mettere in regola tutte le carte, impegnandosi entro un mese e mezzo a firmare la polizza e a regolarizzare la posizione contributiva dei dipendenti. Nel frattempo, però, anche l’amministrazione comunale ha adottato le proprie misure di cautela: prima, infatti, Tributi Italia era tenuta a incassare per poi riversare al Comune. A fronte di un’assenza di versamenti per diverse centinaia di migliaia di euro, circa 560mila euro, l’amministrazione negli ultimi mesi ha adottato il cash pooling, ossia abbiamo riversato direttamente su un conto del Comune i tributi, trattenendo l’aggio, ossia il 17-18%. Ovviamente abbiamo presentato la nostra diffida a versare tutto il pregresso entro 30 giorni, richiesta che non ha avuto seguito e di conseguenza i nostri uffici sono andati avanti con la richiesta di revoca del mandato a Tributi Italia, ma non a seguito delle varie cancellazioni della società dall’Albo delle società di riscossione, cancellazioni impugnate dalla società dinanzi al Consiglio di Stato che ha concesso delle sospensive contro le sentenze, consentendo alla stessa Tributi Italia di proseguire la propria attività presso i Comuni in cui si era aggiudicata il servizio. Il Comune di Pescara ha presentato richiesta di revoca del mandato per inadempienza contrattuale nei nostri confronti. Tributi Italia ha presentato appello ai ricorsi e alle sentenze, nel corso del 2010 è stato nominato un Commissario straordinario da parte del Ministero per lo Sviluppo Economico con il compito di gestire eventuali contenziosi e dare la possibilità ai Comuni creditori di inserirsi nelle procedure di passività. Nell’ottobre del 2010, su richiesta del Comune di Pescara, il Tar Abruzzo ha emesso un’ordinanza che impegnava Tributi Italia a consegnare tutta la documentazione della città entro 30 giorni; Tributi Italia ha presentato appello e il Consiglio di Stato si è pronunciato dicendo che era il Tar a dover entrare nel merito della vicenda. L’amministrazione, nel frattempo, aveva già affidato il servizio di riscossione alla società giunta seconda nella gara d’appalto, la Aipa di Milano, che però ha impiegato un anno per ricostruire tutta la banca dati. Il Comune di Pescara ha continuato a seguire il ‘caso’ in tutte le sue fasi e abbiamo ribadito nuovamente le nostre istanze al Tar che con sentenza numero 68 del primo febbraio 2011 ha accolto definitivamente nel merito il ricorso del Comune di Pescara, condannando la società Tributi Italia alla consegna, entro 30 giorni dalla notifica della sentenza, di tutta la documentazione cartacea e le banche dati informatiche relativi ai servizi oggetto del contratto di concessione. Inoltre ha anche previsto la condanna a risarcire il Comune di Pescara di eventuali danni patrimoniali subiti: gli ammanchi ammontano a 560mila euro, ai quali dovremo però aggiungere tutte le attività di accertamento che la società non ha effettuato e che oggi sono andate prescritte, facendo salire la somma a circa 2milioni di euro”.

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