Pescara, liceo Classico: i genitori al Tar contro la settimana corta

Pescara. E’ scontro, al liceo classico di Pescara, sulla settimana corta: la preside applica l’ordinanza del Consiglio di Stato, ma i genitori contestano e aspettano il pronunciamento del Tar.

Si solleva la protesta dei genitori degli studenti del liceo classico d’Annunzio contro la dirigente scolastica Donatella D’Amico per l’applicazione della settimana corta. Al centro della polemica sulla gestione dell’orario, una sentenza del Consiglio di Stato e la reazione della preside.

” Il giorno 22 gennaio 2018, durante la mattinata, è apparsa sul sito del Consiglio di Stato, l’Ordinanza relativa al ricorso in appello presentata da un minuto numero di genitori, 30 su 1700, contro l’ordinanza del TAR Abruzzo che, il 22 settembre 2017, aveva negato la sospensiva sulla settimana corta, regolarmente deliberata dagli organi collegiali della scuola”. Questa l’esultanza, espressa con una nota sul sito internet della scuola, dalla dirigente scolastica, commentando anche: “Quindi settimana corta confermata fino al pronunciamento nel merito del Tar Abruzzo, un passaggio importante nel lungo e difficile percorso di avviare la settimana corta”.

I genitori che si oppongono alla sperimentazione, però, per voce del rappresentante Paolo Ballerini, invocano “il ravvedimento del Dirigente Scolastico e l’intervento delle autorità scolastiche finora latitanti”. “Se accanto al comunicato fosse stata pubblicato anche il contenuto dell’ordinanza del Consiglio di Stato”, ribatte Ballerini, “sarebbe stato chiaro a tutti che in realtà il ricorso delle famiglie è stato accolto: ciò significa che la massima autorità
in materia di giustizia amministrativa ha ritenuto fondate e urgenti le nostre motivazioni invitando quindi il T.A.R. a esprimersi sollecitamente sul merito della questione sollevata”.

Si protrae, dunque, la differenza di vedute sulla settimana corta: “Una scelta didattico-metodologica che il Liceo sta sperimentando, nel corrente anno scolastico, proprio per valutarne ogni aspetto sull’apprendimento degli alunni”, secondo la preside; a questa, i genitori contrari replicano: “Non esiste  alcuna reale necessità di copiare malamente
modelli didattici utilizzati in altre realtà geografiche e sociali solo per fregiarsi di una sorta di etichetta europea, senza preoccuparsi della validità della formazione offerta”.

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