Chieti, incontri sul cinema etnografico d’Abruzzo

Chieti. L’AbruzzoFilmDoc – Incontri sul cinema etnografico d’Abruzzo, dedica il suo terzo anno al maestro della ricerca etnografica nel Meridione d’Italia Ernesto de Martino, colui che ha reso celebre il fenomeno del tarantismo con testi fondamentali quali Sud e Magia (1959), La terra del rimorso (1961), e con le spedizioni divenute celebri per le tante implicazioni che hanno avuto nella vita culturale italiana.

 A parlare della figura dello studioso due antropologi Antonio Fanelli dell’istituto Ernesto de Martino di Sesto Fiorentino e Lia Giancristofaro dell’Università di Chieti Pescara. Affronteremo nella rassegna l’aspetto legato al cinema etnografico, proiettando tre film cosiddetti ‘demartiniani’, che presero le mosse dunque dalle ricerche di de Martino, creati spesso con lo stimolo dei suoi testi e delle sue spedizioni. La taranta di Gianfranco Mingozzi, 1962 dur.

 Il film rispecchia abbastanza fedelmente il testo La terra del rimorso. Vengono mostrati l’esorcismo coreutico-musicale domiciliare e lo stesso rituale nella Cappella dei Santi Pietro e Paolo a Galatina. Il commento fu scritto da Salvatore Quasimodo con la consulenza di De Martino, ma nel film abbiamo anche sonoro registrato dal vivo che in alcuni momenti prende il sopravvento sul commento verbale. A proposito di una presenza di un così illustre poeta, il regista scrisse: “non volevo un documentario esclusivamente etnologico, volevo un documentario vero, però con una componente lirica.” Il male di San Donato di Luigi Di Gianni, 1965 dur. Di Gianni è forse il regista che più rivendica una dimensione autoriale propria e il primato del mezzo cinematografico rispetto alla ricerca scientifica. Il suo sguardo sul meridione sembra infatti il meno storicizzato e il più incline a seguire e dare voce alle proprie suggestioni e memorie.

 “Luigi Di Gianni ha creato un mondo tutto suo dove gli ‘ultimi’ sono i primi ma rimangono vittime sacrificali predestinate, la voce off e termini come ‘neorealismo’ e ‘documentario’ sono rigorosamente banditi. Invece di lavorare inutilmente sulla realtà Di Gianni ha fatto intervenire meccanismi di comunicazione del sogno e della (ir)realtà, del reale e dell’illusione, dell’incubo e del Meridione, della magia e del folklore, dello humor nero e dell’assurdità dell’esistere” Domenico Monetti, I documentari impossibili di Luigi Di Gianni, nel cofanetto Uomini e Spiriti, ed. Cineteca Bologna Stendalì di Cecilia Mangini, 1960 dur. In Stendalì (parola neo-greca che significa ‘le campane suonano ancora’), viene ricostruito il rito della lamentazione funebre, realizzato da anziane donne a Martano (Lecce); lo spunto viene dato alla regista dalla lettura del testo Morte e pianto rituale.

 I testi del film sono invece scritti da Pasolini, che già aveva collaborato con la Mangini in altri suoi lavori, e recitati dall’attrice Lilla Brignone. “(…) Perché quando la morte diventa intollerabile, ancora e sempre ci si butta a capofitto in un rituale di salvezza: come il pianto funebre di Stendalì, ma depurato dai suoi caratteri ancestrali e arcaici, criptizzato al punto da non ferire il nostro orgoglio di lucidità e raziocinio. Oggi, terzo millennio, il rituale si è scheletrito nell’esorcismo degli applausi insensati alle bare che escono dalla chiesa: è la morte show, svilita televisivamente a usa e getta.” Cecilia Mangini Ernesto de Martino (Napoli 1908 – Roma 1965) è stato storico delle religioni, etnoantropologo, meridionalista, studioso e militante che ha segnato in modo profondo il panorama culturale italiano nel secondo dopoguerra. La produzione di documentari etnografici in Italia in quel periodo fu fortemente caratterizzata dalla sua presenza e coincide con un “inizio della nostra documentaristica con pretese, in un certo qual modo, di conoscenza scientifica sia sotto forma di intervento diretto sia di ispirazione più generica.”

 Clara Gallini, Il documentario etnografico ‘demartiniano’, in ‘La ricerca folklorica’, n.3, aprile 1981 “De Martino seppe far convivere nella sua opera, e questo costituisce la sua emblematicità, le esigenze di un rigore scientifico con l’impegno politico accanto agli oppressi […] La sua figura esercitò un profondo fascino per numerosi documentaristi. I suoi testi rappresentano lo stimolo e l’occasione per molti documentaristi italiani di avvicinarsi in modo nuovo al mondo magicoreligioso del Sud Italia.”

 G. Sciannameo Nelle Indie di quaggiù. Ernesto De Martino e il cinema etnografico, ed. Palomar, 2006 La rassegna AbruzzoFilmDoc e stata ideata e organizzata da AELMA (archivio etnolinguistico musicale abruzzese) e da La Galina Caminante (Arte Cinema Teatro) Con il Comune di Chieti Assessorato alle Politiche Culturali.

Impostazioni privacy