Morbo di Parkinson? Ci pensa l’AI. Lo studio arriva da lontano

Enormi novità sul fronte scientifico in merito al morbo di Parkinson. Fa il suo ingresso l’Intelligenza Artificiale, ecco come

Sindrome neurodegenerativa a lenta progressione, il Parkinson è caratterizzato da forti tremori a riposo, rigidità muscolare, lentezza nei movimenti ed instabilità dell’andatura e della postura. Si tratta di una malattia per la quale ad oggi non c’è cura quindi, dal momento della diagnosi, si interviene con terapie finalizzate a ridurre i sintomi e rallentarne l’avanzamento. Ecco però qual è la novità in relazione all’Intelligenza Artificiale.

Parkinson, arriva l'Intelligenza Artificiale
Parkinson, arriva l’Intelligenza Artificiale: ecco come (abruzzo.cityrumors.it)

Fondamentale per poter trattare i sintomi e la progressione della malattia nel modo migliore e più incisivo possibile è la diagnosi precoce: individuare il morbo di Parkinson alle sue prime manifestazioni è uno dei modi migliori per cominciare subito ad affrontarlo in maniera pratica e diretta. Un recente studio britannico, quindi, ha introdotto l’AI proprio nella diagnosi precoce di Parkinson: ecco in cosa consiste.

Diagnosticare il Parkinson grazie all’Intelligenza Artificiale

Un gruppo di scienziati del Moorfields Eye Hospital e dell’University College London ha pubblicato sulla rivista Neurology i risultati della propria ricerca finalizzata a consentire una diagnosi più che precoce di Parkinson. Al centro dei loro studi c’è la retina, dove secondo i ricercatori potrebbero celarsi segnali dell’insorgenza di questa malattia neurodegenerativa fino a sette anni prima dei primi sintomi fisici e muscolari.

Parkinson, arriva l'Intelligenza Artificiale
Parkinson, arriva l’Intelligenza Artificiale: ecco come (abruzzo.cityrumors.it)

Attraverso le scansioni oculari, ed in particolare mediante la scansione 3D chiamata tomografia a coerenza ottica, si riesce a riprodurre la parte posteriore dell’occhio in pochissimi secondi. In questo modo, si indaga il suo stato di salute e si possono analizzare gli strati di cellule che si trovano sotto la superficie della pelle. Questa nuova disciplina si chiama oculomica e sta prendendo sempre più piede, soprattutto per l’analisi di segnali predittivi di alcune malattie neurodegenerative come l’Alzheimer, la sclerosi multipla o appunto il Parkinson.

Come ha dichiarato uno scienziato dell’University College London che ha preso parte a queste ricerche, anche loro stessi sono in primo luogo sconvolti da quante applicazioni potrebbe avere lo studio dell’occhio mediante le scansioni oculari. Per quanto al momento questa sia solo una prima fase di un più ampio studio dedicato alla previsione dell’insorgenza del Parkinson, potrebbe in futuro essere un metodo di pre-screening molto efficace, che consentirebbe a chi presenta i primi segnali di intervenire in tempo, prima ancora che i muscoli e i nervi manifestino i classici sintomi.

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