Le tasse sono una delle poche certezze della vita. Ma c’è un modo per abbassarle per almeno un paio di anni, un modo di cui si parla troppo poco. Vediamo cosa bisogna fare.
Quando si parla di tasse sale sempre l’ansia: sono un dovere di ogni cittadino e contribuiscono al benessere della comunità in cui viviamo ma da qui a dire che non causano ansia, è tutta un’altra storia. In ogni caso, volenti o nolenti, ogni anno l’appuntamento con il commercialista è d’obbligo.
Il Governo di Giorgia Meloni ha mantenuto la promessa fatta in campagna elettorale e le ha ridotte. Infatti la fascia reddituale medio/bassa, da un paio di anni ha un’aliquota Irpef più bassa e, inoltre, molti lavoratori dipendenti possono beneficiare anche del taglio del cuneo fiscale.
Nonostante ciò, considerando anche i rialzi, l’inflazione e l’attuale costo della vita, la maggior parte dei cittadini ritiene di pagare davvero troppe tasse. E questo problema riguarda ancor più i liberi professionisti. Eppure un modo per abbassarle c’è e si tratta di un modo perfettamente legale.
Come tutti ben sappiamo il Governo di Giorgia Meloni aveva l’obiettivo di ridurre le tasse ai lavoratori e l’obiettivo è stato raggiunto grazie all’abbassamento delle aliquote Irpef e al taglio del cuneo fiscale. Ma c’è un modo assolutamente legale per ridurre ulteriormente gli oneri fiscali che pesano sulle nostre tasche.
Dal 2024 le aliquote Irpef sono passate da 4 a 3 grazie all’accorpamento delle prime due fasce di reddito. Oggi le percentuali Irpef che un dipendente deve al Fisco sono le seguenti:
La fascia media compresa tra 15.001 e 28.000 euro che, fino al 2023 pagava un’aliquota del 25%, ha guadagnato 2 punti percentuali con conseguenti benefici anche per le fasce reddituali più alte. Ma le novità introdotte dal Governo non riguardano solo i lavoratori dipendenti: anche le Partite Iva possono fruire di un bel vantaggio. Le Partite Iva, infatti possono sfruttare il concordato preventivo in modo da ottenere delle agevolazioni.
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I liberi professionisti hanno la possibilità di aderire al Concordato Preventivo: un modo assolutamente legale che può contribuire ad abbassare le tasse per i prossimi due anni. Purtroppo sul tema vige ancora moltissima confusione. Cerchiamo di fare chiarezza.
A partire da mercoledì 30 Aprile, i liberi professionisti – accedendo al sito dell’Agenzia delle Entrate – hanno la possibilità di calcolare il proprio Isa (l’Indice Sintetico di Affidabilità) e decidere, di conseguenza, se aderire oppure no al concordato preventivo proposto dal Fisco per il biennio 2025-2026.
In che cosa consiste il Concordato preventivo? E’ molto semplice: in base all’attività che svolgiamo il Fisco stabilisce, in anticipo, la cifra che dovremo pagare di tasse per i prossimi due anni. Si tratta di una bella opportunità per molti in quanto si saprebbe già in anticipo quanto si andrà a versare all’Agenzia delle Entrate. Inoltre è un’occasione da cogliere al volo se si prevede una crescita della propria attività nel prossimo biennio.
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Possono aderire al Concordato i contribuenti che lo scorso anno hanno esercitato un’attività economica nel settore dell’agricoltura, delle manifatture, dei servizi, delle attività professionali e del commercio per le quali risultano approvati gli Isa. Il termine ultimo per aderire è stato posticipato dal 31 luglio al 30 settembre e l’adesione può essere inviata assieme alla dichiarazione dei redditi.