Brutti tempi per i lavoratori: ora l’azienda potrà trattenersi una parte di TFR e non ci si può opporre, lo dice la Legge.
La situazione dei lavoratori in Italia non è delle migliori. I diritti non mancano, quello è vero ma abbiamo stipendi del tutto inadeguati per fare fronte all’attuale costo della vita, stipendi tra i più bassi in Europa. Si dice spesso che non crescono da trent’anni ma, a ben vedere, considerando l’aumento dei prezzi e il crollo del potere d’acquisto, oggi siamo pure più poveri di trent’anni fa.
Ogni lavoratore confida, a fine carriera o quando deciderà di cambiare lavoro, di riavere indietro il suo TFR: un gruzzoletto che ogni mese il datore di lavoro accantona per lui. Il TFR – Trattamento di Fine Rapporto – può essere lasciato in azienda oppure può essere investito in qualche fondo previdenziale.
Ogni lavoratore ha tempo fino a 6 mesi dall’assunzione per decidere cosa farne. Chi lo lascia in azienda lo fa proprio per poterlo riavere indietro nel momento in cui decide d’interrompere la collaborazione con quella realtà e passare ad altro. Ma c’è un dettaglio che a molti sfugge: il datore di lavoro, in certi casi, può trattenersi una parte del nostro TFR.
Il TFR – Trattamento di Fine Rapporto – è un gruzzoletto su cui ogni lavoratore sa di poter contare quando lascerà la sua azienda o per andare in pensione oppure perché ha deciso di cambiare lavoro. Ma attenzione: in alcuni casi, se commettiamo un certo errore, rischiamo di perderlo in gran parte.
Come anticipato un lavoratore può scegliere se lasciare il suo TFR in azienda oppure investirlo in qualche fondo di previdenza sociale. Chi è molto giovane, di solito, preferisce lasciarlo in azienda per riaverlo subito indietro qualora decidesse di cambiare lavoro. Infatti se lo si investe in un fondo previdenziale non lo si potrà riavere fino al momento della pensione.
In realtà ci sono casi in cui si può sempre chiedere di avere un anticipo. Ad esempio se si devono sostenere spese per le cure mediche oppure se si deve procedere all’acquisto della prima casa per se stessi o per i propri figli o nel caso di spese per la formazione, allora si può ottenere un anticipo del TFR fino al 70%.
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Come spiegato nel paragrafo precedente, molti lavoratori lasciano il TFR in azienda in modo da poterlo riavere subito nel momento in cui decidessero di cambiare lavoro. Ma non sempre è così.
Una recente sentenza ha ribaltato completamente la situazione: anche chi lo lascia in azienda, in alcuni casi, non può riaverlo indietro nel momento in cui lascia il lavoro. Non del tutto almeno. Nello specifico, in base a quanto stabilito dal Tribunale di Napoli con la sentenza 5476/2025, se un lavoratore lascia il lavoro senza rispettare il preavviso stabilito dal contratto, allora il datore di lavoro potrà trattenere una parte del suo TFR.
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Pertanto attenzione a non commettere questo errore o il nostro piccolo gruzzoletto volerà via e a noi in tasca resterà poco o niente. In caso di dimissioni è sempre indispensabile rispettare i termini fissati dal contratto e dare il giusto preavviso. Diversamente il nostro datore di lavoro, per Legge, sarà autorizzato a trattenere una parte del nostro TFR.