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Economia e Finanza

Pensioni 2026, addio a Quota 41 come la conosciamo: verrà stravolta

Inizia, piano piano, a delinearsi il quadro di cosa accadrà alle pensioni con la legge di Bilancio 2026. A quanto pare Quota 41 potrebbe restare ma a patto di cambiare completamente volto.

Il Governo di Giorgia Meloni non ci sta a concludere la sua prima legislatura senza aver mantenuto tutte le promesse fatte al suo elettorato. E una delle promesse più importanti fu quella di superare la legge Fornero. Tuttavia sono tanti i fattori che remano contro il raggiungimento di quest’obiettivo.

Pensioni 2026, addio a Quota 41 come la conosciamo: verrà stravolta – (foto FB@giorgiameloni.paginaufficiale)- Abruzzo.cityrumors.it

In primis bisogna tenere conto delle condizioni in cui versano le casse dell’Inps depauperate da anni di assegni calcolati con il sistema retributivo e di baby pensioni e messe ulteriormente in crisi dal fatto che la “forza lavoro”, cioè i giovani, ormai preferiscano andare a lavorare all’estero. Se a tutto questo poi sommiamo anche l’evasione di chi non versa i contributi allora il quadro – desolante – è completo.

In seconda battuta bisogna tenere conto che mentre le nascite crollano, l’aspettativa media di vita continua ad aumentare. Tutto questo ha reso difficile, fino ad oggi, cancellare con un colpo di spugna la legge Fornero. Nelle ultime settimane si sta facendo strada l’idea di un sistema di uscita dal lavoro basato sulla flessibilità.

In questo contesto quali misure di pensione anticipata resterebbero e quali, invece, verrebbero abolite? Quasi certo l’addio a Quota 103 e a Opzione Donna. Su Quota 41 si sta ancora ragionando. Molto probabilmente resterà ma a patto di una trasformazione drastica. In pratica sopravviverà ma con connotati completamente diversi.

Pensioni: cosa succederà nel 2026

Il Governo di Giorgia Meloni sta lavorando ad una riforma strutturale che ci porti fuori definitivamente dal solco della Legge Fornero ma senza mettere a rischio la stabilità del sistema previdenziale. E’ possibile raggiungere tale ambizioso traguardo vista l’attuale situazione in Italia? Forse sì ma solo a patto di accettare qualche compromesso.

Pensioni: cosa succederà nel 2026/abruzzo.cityrumors.it

Il primo compromesso da accettare sarà, con ogni probabilità, l’aumento degli anni dei contributi necessari per lasciare il lavoro. L’esecutivo ha messo sul tavolo delle proposte Quota 89: lasciare il lavoro a 64 anni ma con 25 anni di contributi. Dunque a fronte di uno sconto di 3 anni sull’età, dovremo lavorare 5 anni in più. Ad oggi questa possibilità è riservata solo ai lavoratori contributivi puri, cioè coloro che non hanno contributi antecedenti al 1996.

Non è ancora chiaro se dal prossimo anno questa opzione potrebbe rivolgersi a tutti. Quello che è chiaro è che dal mare magnum delle pensioni anticipate, qualcuna dovrà uscire e le prime a dirigersi verso la porta potrebbero essere Quota 103 e Opzione Donna. La prima inizia a pesare troppo sulle casse dell’Inps mentre la seconda appare ormai superflua visto che sempre meno lavoratrici la scelgono. E che dire di Quota 41?

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Pensioni: come cambierà Quota 41

Sono anni che si parla di estendere Quota 41 a tutte le categorie di lavoratori e il momento potrebbe arrivare con la prossima legge di Bilancio. Ma ad una condizione: dovremo accettare una Quota 41 completamente diversa da quella che conosciamo.

Pensioni: come cambierà Quota 41/Abruzzo.cityrumors.it

Ad oggi Quota 41 si rivolge solo ad alcune categorie: caregivers, disoccupati, addetti ai lavoratori usuranti da almeno 7 anni negli ultimi 10 e lavoratori con invalidità pari o superiore al 74%. Non solo: per fruirne è necessario aver versato almeno un anno di contributi – effettivi e non figurativi – prima di aver compiuto 19 anni. Chi soddisfa questi requisiti può accedere alla pensione a qualsiasi età una volta raggiunti i 41 anni di contributi.

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Il Governo Meloni sta valutando di estendere la misura anche alle altre categorie ma, in questo caso, oltre ad avere almeno 41 anni di contributi sarà necessario anche avere minimo 62 anni di età. Non solo: in caso di Isee superiore ai 35.000 euro, si dovrebbe accettare una riduzione dell’assegno previdenziale del 2% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni. Pertanto chi andrà in pensione a 62 anni avrà un assegno decurtato del 10%.  Per il momento non c’è ancora nulla di certo, si tratta comunque solo di ipotesi.

Samanta Airoldi

Sono Samanta, sono nata a Genova ma vivo a Milano da molti anni. Ho conseguito Laurea specialistica e Dottorato in Filosofia Politica e svolgo il lavoro di redattrice dal 2015. Ho pubblicato alcuni libri di Filosofia Politica in chiave "pop" e, nel corso di questi anni, ho lavorato per diversi blog. Mi sono sempre occupata, principalmente, di Politica ed Economia ma, talvolta, anche di lifestyle, benessere e alimentazione vegana essendo io stessa vegana. Le mie passioni principali sono proprio la Politica e l'Economia ma mi interessa anche il settore del benessere.