Sveliamo i segreti della pensione di invalidità: chi ne ha diritto e quanto si può ottenere? Scopriamo cosa c’è dietro alle possibili novità.
Il 6 aprile, nel Documento di Economia e Finanza, il Governo sembra aver messo in cantiere una riforma delle pensioni di invalidità. Un passo necessario, secondo il Ministro Erika Stefani, per rispondere alla sentenza della Corte Costituzionale del 23 giugno 2020, che ha bollato gli attuali importi come inadeguati alle esigenze quotidiane dei disabili.
Affrontare il tema delle pensioni di invalidità non è solo un discorso tecnico, ma coinvolge diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione. Le norme attuali sembrano ormai obsolete nel garantire adeguatamente l’assistenza sociale e la tutela della dignità umana. Cerchiamo quindi di fare chiarezza nelle regole, aspettando con trepidazione le possibili novità promesse dal Governo.
La pensione di invalidità è da distinguere dall’assegno ordinario di invalidità, destinata a lavoratori con capacità lavorativa ridotta a meno di un terzo. Questo assegno, legato ai contributi, viene erogato per tre anni, rinnovabile due volte, e si trasforma in pensione di vecchiaia a 67 anni.
L’invalidità civile, invece, è un sostegno assistenziale per cittadini italiani o residenti con almeno 18 anni di età. La richiesta va presentata all’INPS con certificazione medica e accertamento sanitario. L’assegno di invalidità, erogato mensilmente, è subordinato al reddito del richiedente, che non deve superare i 5.015,14 euro annui. Nel 2022, l’importo è di 291,98 euro al mese per tredici mensilità.
Contrariamente alla legge iniziale (art. 13 legge 118/1971), il beneficiario può svolgere attività lavorativa entro la soglia del reddito. All’età di 67 anni, l’assegno si trasforma in assegno sociale sostitutivo. La pensione di invalidità civile, erogata in caso di inabilità lavorativa al 100%, è limitata a 291,98 euro mensili per tredici mensilità.
I limiti reddituali sono più alti: il reddito annuo non deve superare i 17.500,42 euro nel 2022. Alcune entità, come la casa di abitazione, l’importo dell’invalidità, le pensioni di guerra e le indennità di accompagnamento, sono escluse dal calcolo del reddito utile al riconoscimento della pensione.
A differenza dell’assegno mensile, la pensione di invalidità civile è compatibile con altre prestazioni previdenziali e consente l’attività lavorativa, purché il reddito non superi la soglia stabilita. La legge 388/2000 prevede che la pensione di inabilità possa aumentare di 10,33 euro al mese, a condizione che il titolare non disponga di redditi personali superiori all’assegno sociale annuo e della sua maggiorazione.
La domanda può essere presentata online sul sito INPS, tramite patronato o associazione di categoria. Occorre allegare la certificazione medica e fornire dettagli su attività lavorativa, dati reddituali, modalità di pagamento e delega alla riscossione. Le prestazioni di invalidità civile sono soggette a revisioni periodiche semplificate, gestite tramite nuove tecnologie, che richiedono l’invio di preventivo della documentazione richiesta. La mancata risposta può comportare la sospensione e la revoca della prestazione.