Proprio con l’avvicinarsi delle festività natalizie monta una querelle incredibile sull’ultima idea di un progetto di legge portato avanti da Fratelli d’Italia per quanto riguarda le attività commerciali
Forse certe volte manca davvero il buon senso per capire quale sia la soluzione più equa e giusta. Mancano oramai pochi giorni al Natale e come sempre molte attività, aziende, uffici, scuole e altri chiuderanno, proprio per le festività natalizie, per circa due settimane, accorpando tutti i giorni di festa a partire dal Santo Natale fino ad arrivare al Primo giorno dell’anno, e qualcuno anche fino all’Epifania che, come recita l’antico adagio, tutte le feste si porta via.
Quindi, quella che viene considerata come la festa più amata da grandi e bambini proprio perchè riesce quasi sempre a riunire, almeno per quei pochi giorni, tutti i componenti delle famiglie, sta diventando motivo di discussione e di dibattito politico, con tanto di regolari polemiche su un tema che invece dovrebbe essere caro a tutti. Negozi e centri commerciali chiusi proprio nei giorni di festa per permettere anche a quei lavoratori di trascorrere qualche ora con i propri cari.
Alzi la mano chi almeno una volta non si è recato in qualche negozio o nei centri commerciali della propria città a Santo Stefano, il 1 Maggio o a Ferragosto? Probabilmente tutti, perchè quella che da noi fino a qualche anno fa sembrava una cosa fuori dal mondo, oggi, sulla falsariga di ciò che accade nei paesi anglosassoni e negli Stati Uniti, tutti i commercianti hanno la possibilità di tenere le serrande delle proprie attività alzate anche nei giorni di festa comandati, sia per quelle religiose che per quelle Nazionali. Una questione che molto probabilmente tocca soltanto una categoria precisa di lavoratori o le famiglie di questi, ma che dovrebbe anche far riflettere soprattutto sulla questione se sia giusto o no togliere la possibilità di trascorrere, ad esempio, feste molto religiose come il Natale o la Pasqua con la propria famiglia piuttosto che sul posto di lavoro.
Ecco perchè una recente proposta di legge di Fratelli d’Italia non ha mancato di suscitare grandi polemiche. Basta quindi negozi e altri esercizi commerciali aperti durante le feste, almeno per quelle come Natale e Pasqua, Ferragosto e il Primo maggio, Capodanno, Santo Stefano, per una chiusura che diventi quindi legge. “Riteniamo che sia un provvedimento né di destra né di sinistra, ma semplicemente di buon senso. È dal 2012 che il decreto Salva Italia del governo Monti ha tolto ai Comuni e alle Regioni la possibilità di decidere sulle aperture festive. La ratio del provvedimento è di incidere soprattutto sulla qualità della vita dei lavoratori, migliaia di impiegati che hanno tutto il diritto di poter trascorrere queste giornate di festa con le proprie famiglie”, ha spiegato Silvio Giovine, della commissione Attività produttive.
La legge già regola bene la questione aperture nei giorni di festa e soltanto le attività che forniscono un servizio di ristorazione possono rimanere aperte. Per questo i centri commerciali restano accessibili a tutti dando la possibilità poi di tenere aperte anche le altre attività presenti. Una proposta che ha trovato chiaramente forte contrapposizione in tutte le associazioni di categoria dei commercianti che hanno immediatamente parlato di un ritorno indietro di almeno eventi anni per quanto riguarda il commercio in Italia.
“È una proposta totalmente anacronistica, invece di andare avanti facciamo dei passi indietro. Il ritorno alle chiusure festive dei negozi sarebbe un danno enorme”, replica infatti Mario Resca, il presidente di Confimprese, che aggiunge, “rischiamo di perdere fatturati e posti di lavoro, con ricadute sull’intera filiera, e di non tutelare i consumatori, negando loro un servizio. Il lavoro nei giorni festivi non contrasta con il diritto dei lavoratori al riposo che si tutela garantendo turni, giorni di riposo e incrementi retributivi per il lavoro nei festivi”. Più aperta al dialogo invece la posizione di Carlo Buttarelli, presidente di Federdistribuzione, che afferma di essere “disposto a collaborare, però invito a riflettere: questa norma rischia di spostare il commercio e la ricchezza sull’online”.