Multe grosse per chi non rispetta le regole previste da un apposito decreto governativo. Fai attenzione a non sgarrare con il tuo riscaldamento di casa.
Con l’arrivo dell’autunno e l’inverno che si avvicina, la questione del riscaldamento domestico si fa sempre più pressante. L’attenzione ai costi energetici è sempre viva, e sono ormai tre anni che è così visto l’aumento dei costi. Per garantire un corretto riscaldamento degli ambienti domestici (ed anche di quelli lavorativi, n.d.r.) e per risparmiare al contempo sulla bolletta del gas esistono diversi accorgimenti da mettere in atto. Ad esempio settare il termostato a 19°, perché all’esterno la temperatura sarà più bassa e quindi questo settaggio sarà più che sufficiente. A più gradi ci sarà un consumo maggiore invece.
E poi è utile tenere porte, finestre ed infissi ben chiusi. Così l’aria all’interno dell’ambiente selezionato si riscalderà e ti darà il calore che cerchi. Per quanto concerne il funzionamento e la regolamentazione dei riscaldamenti sul suolo nazionale, esiste un Decreto del Presidente della Repubblica, il n. 74 del 16 aprile 2013. Tale decreto illustra delle norme specifiche che variano a seconda della zona climatica italiana.
Molti, però, non sono consapevoli che la suddivisione del Paese in sei zone climatiche (da A a F) implica diverse limitazioni e regole relative all’utilizzo del riscaldamento. Queste prescrizioni includono le date di accensione e spegnimento degli impianti, nonché il numero massimo di ore giornaliere consentite.
Pertanto, che si tratti di pompe di calore, riscaldamento a gas, stufe o caldaie, occorre informarsi sulle specifiche per la stagione 2024-2025. L’Italia è organizzata in sei zone climatiche. Qui di seguito una panoramica delle regole relative a ciascuna di esse.
Zona A: Isole minori (Lampedusa, Linosa, Porto Empedocle) – Accensione dal 1° dicembre al 15 marzo, massimo 6 ore al giorno.
Zona B: Province meridionali (Agrigento, Catania, Messina e altre) – Accensione dal 1° dicembre al 31 marzo, massimo 8 ore al giorno.
Zona C: Città come Bari, Napoli e Cagliari – Accensione dal 15 novembre al 31 marzo, massimo 10 ore al giorno.
Zona D: Terrazzamenti e aree interne (Roma, Firenze, Genova e altro) – Accensione dal 1° novembre al 15 aprile, massimo 12 ore al giorno.
Zona E: Province settentrionali e centrali (Milano, Bologna, Verona, etc.) – Accensione dal 15 ottobre al 15 aprile, massimo 15 ore al giorno.
Zona F: Belluno, Cuneo e Trento – Nessuna restrizione sull’accensione e spegnimento.
A richiamare l’attenzione è anche il limite di temperatura. Gli ambienti domestici non possono eccedere i sopra citati 19°, con una tolleranza di 2 gradi. Però in condizioni climatiche particolari, i comuni possono intervenire e adattare questi parametri.
In caso di eventi climatici estremi, è possibile anche apportare modifiche agli orari di accensione del riscaldamento. Queste deroga devono però essere autorizzate dall’amministrazione locale. Le regole sul riscaldamento non sono semplicemente raccomandazioni.
Infatti il loro mancato rispetto può costare caro, visto che sono previste delle sanzioni pecuniarie di un certo peso specifico. Le violazioni potrebbero portare a multe che variano da 500 a 3.000 euro. E non è solo una questione di legge. Chi ignora le regolazioni del proprio condominio o norme comunali specifiche rischia ulteriori penalità, che in caso di recidiva possono aumentare fino a 800 euro.