Prima di procedere con l’accensione dei termosifoni in casa, è bene saperlo: anche se sei autonomo, corri il rischio di pesanti sanzioni.
Con l’arrivo dell’autunno, le temperature nel nostro Paese sono significativamente scese rispetto ai mesi precedenti, circostanza che ha portato molti italiani ad accendere i riscaldamenti per contrastare il freddo in casa.
È necessario sapere che non ancora in tutte le aree del territorio nazionale è possibile attivare i termosifoni, secondo quanto stabilito delle disposizioni a livello nazionale per la stagione invernale 2024-2025. Oltre alle date per l’attivazione, le norme prevedono delle limitazioni per l’utilizzo giornaliero e la temperatura da impostare. I trasgressori rischiano pesanti sanzioni che possono anche superare i 3mila euro.
Da Nord a Sud, in molte aree dello Stivale, le temperature hanno fatto registrare un significativo calo, rendendo necessaria l’attivazione dei termosifoni nelle abitazioni. Prima di procedere, però, oltre alla manutenzione e la pulizia, è bene conoscere le disposizioni per la stagione invernale 2024-2025.
Le norme in questione, difatti, impongono delle limitazioni per quanto riguarda l’uso dei riscaldamenti e stabiliscono le date per la loro accensione che variano in base alle aree climatiche. Le disposizioni, difatti, suddividono il territorio nazionale in sei aree climatiche, contrassegnate dalle prime lettere dell’alfabeto, si va dalla più calda (A) a quella più fredda (F). Per ognuna di esse sono state indicate delle limitazioni che riguardano le date di attivazione e di spegnimento, e le ore giornaliere di utilizzo quotidiane. Inoltre, è stata stabilita anche la temperatura da dover impostare nelle abitazioni che non può superare i 19°, con 2° di tolleranza.
Elenchiamo di seguito le aree climatiche con le relative limitazioni:
Zona A (accensione dal 1° dicembre 2024 al 15 marzo 2025; utilizzo massimo di 6 ore al giorno): Lampedusa, Linosa e Porto Empedocle;
Zona B (attivazione dal 1° dicembre 2024 al 31 marzo 2025; massimo 8 ore al giorno): Agrigento, Catania, Crotone, Messina, Palermo, Reggio Calabria, Siracusa e Trapani.
Zona C (15 novembre 2024 – 31 marzo 2025; massimo di 10 ore quotidiane): Bari, Benevento, Brindisi, Cagliari, Caserta, Catanzaro, Cosenza, Imperia, Latina, Lecce, Napoli, Oristano, Ragusa, Salerno, Sassari e Taranto.
Zona D (1° novembre 2024 – 15 aprile 2025; massimo di 12 ore giornaliere): Ascoli Piceno, Avellino, Caltanissetta, Chieti, Firenze, Foggia, Forlì, Genova, Grosseto, Isernia, La Spezia, Livorno, Lucca, Macerata, Massa Carrara, Matera, Nuoro, Pesaro, Pescara, Pisa, Pistoia, Prato, Roma, Savona, Siena, Teramo, Terni, Vibo Valentia, Viterbo.
Zona E (15 ottobre 2024 – 15 aprile 2025; massimo di 14 ore al giorno): Alessandria, Aosta, Arezzo, Asti, Bergamo, Biella, Bologna, Bolzano, Brescia, Campobasso, Como, Cremona, Enna, Ferrara, Frosinone, Gorizia, L’Aquila, Lecco, Lodi, Milano, Modena, Novara, Padova, Parma, Pavia, Perugia, Piacenza, Pordenone, Potenza, Ravenna, Reggio Emilia, Rieti, Rimini, Rovigo, Sondrio, Torino, Treviso, Trieste, Udine, Varese, Venezia, Verbania, Vercelli, Verona, Vicenza.
Zona F (nessuna limitazione): Belluno, Cuneo e Trento.
I singoli Comuni italiani possono, in presenza di particolari condizioni climatiche, chiedere una deroga che può far variare le date indicate. È bene, dunque, informarsi prima di accedere con l’attivazione. Non rispettando le disposizioni, si rischia una sanzione il cui importo possono può variare da 500 a 3mila euro. A questa, secondo le disposizioni del comune o del regolamento condominiale, può aggiungersi un’altra multa fino ad un massimo di 800 euro.