Al momento non c’è nulla di certo ma questa volta non si tratta della solita bufala bensì di una concreta proposta dell’ Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni (AgCom)
A forza di gridare al lupo al lupo, alla fine potrebbe succedere davvero, le applicazioni di messaggistica potrebbero essere autorizzate ad accedere al credito telefonico dei propri utenti. Come riportato oggi dall’edizione online del quotidiano Repubblica, l’AgCom, nella sua indagine sui “Servizi di comunicazione elettronica”, ha sottolineato come WhatsApp, Telegram e simili facciano un uso massiccio e sistematico delle costose infrastrutture di rete realizzate e soprattutto pagate da altri, ovvero dalle società di telecomunicazione; in molti casi sfruttano anche i numeri di telefono che gli operatori di tlc assegnano ai propri utenti dopo averli acquistati dallo stato, il tutto ovviamente senza versare nulla a nessuno.
A quanto pare il Garante ritiene tale situazione ingiusta e per questo vorrebbe introdurre per gli sviluppatori delle varie applicazioni di messaggistica un “obbligo a negoziare” con gli operatori di tlc, in maniera tale da pagare loro una sorta di pedaggio per l’uso delle infrastrutture di rete. L’AgCom sottolinea inoltre che l’importo del cosiddetto pedaggio dovrebbe essere “equo,proporzionato e non discriminatorio”.
Fin qui la questione riguarderebbe solo le aziende di tlc e gli sviluppatori delle applicazioni, se non fosse che, a quanto pare, l’idea del Garante per compensare le maggiori di spese di WhatsApp e simili, sarebbe quella di permettere loro l’accesso al credito telefonico dell’utente in cambio di eventuali servizi a valore aggiunto. Una possibilità sicuramente allettante per gli sviluppatori delle applicazioni di messaggistica, molto meno per i loro utenti e comunque è forte l’impressione che alla fine tutti guadagnino qualcosa a discapito dell’utente finale.