Massimo Bonelli: “Vi spiego perché i social stanno cambiando la musica”

Nel suo libro Play, Massimo Bonelli racconta come e perché il successo dei social ha completamente rivoluzionato il modo di ascoltare la musica e decretare il successo di brani e cantanti

 Si intitola Play (ROI Edizioni) ed è una interessante pubblicazione di Massimo Bonelli con la quale chi ancora fatica ad abituarsi a digitale, streaming e distribuzione musicale di nuova generazione potrà capire che cosa è successo e che cosa continuerà ad accadere.

Massimo Bonelli
Massimo Bonelli, produttore, autore di Play – Credits Stefano Benzi (abruzzo.cityrumors.it)

In nemmeno una trentina d’anni è cambiato tutto, più volte: e per quanto i nostalgici si affannino ad aggrapparsi a giradischi e vinili le cose non saranno mai più come prima… “La nostalgia fa parte del nostro bagaglio culturale, e non è una cosa né brutta né sbagliata – dice Bonelli – ma rifiutarsi di accettare quello che le nuove tecnologie possono portare, nel bene e nel male, è un errore” 

Play, la musica è cambiata

Massimo Bonelli è un’autentica autorità nel settore musicale ed editoriale. Da dieci anni è il curatore del Concerto del Primo Maggio, probabilmente il secondo evento musicale di massa dopo Sanremo. Produce il premio dedicato a Fabrizio De André, la rassegna Ciao pensata per ricordare Lucio Dalla, ha fondato iCompany e ha prodotto un gran numero di trasmissioni televisive di successo. Nel suo libro Play spiega come e perché la musica è cambiata. Dal modo in cui viene prodotta a quella in cui viene distribuita.

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Il concetto fondamentale è quello di percezione: “Parliamo di successo percepito perché una volta il successo era monetizzato solo attraverso le vendite e si standardizzava sulle classifiche. Oggi ci sono artisti che vendono relativamente poco e riempiono i palazzetti. Altri che due anni fa bucavano un live e oggi fanno sold out. Tutto è molto più veloce ed è inevitabile che i social abbiano avuto un ruolo così pesante anche nel decretare l’affermazione di un cantante e della sua musica”.

Massimo Bonelli “Gli streaming sono solo una paghetta…”

Lo streaming oggi non è più la prima fonte di reddito di un musicista: “Diciamo che è la sua paghetta, per lo meno per la stragrande maggioranza degli artisti. Se un milione di streaming sta a circa 3mila euro di guadagno, facendo una media tranchant e molto grossolana, possiamo dire che con un discreto successo un cantante sopravvive. Ma per fare i soldi serve altro. Riempire i palazzetti per esempio, inseguire il mercato stando sempre vicino al proprio pubblico, avvicinare i grandi brand. La parte artistica è fondamentale: ma quella manageriale e di comunicazione sta davvero prendendo il sopravvento…”

Con qualche eccezione: “Ci sono artisti che sfuggono, e hanno successo proprio perché sono sfuggenti. È la loro linea artistica. Sono pochi e hanno un proprio mercato che è costruito sempre meno da colossi e sempre più da tante nicchie…”

Lady Gaga
Lady Gaga, torna in Italia a ottobre per due live – Credits ANSA (abruzzo.cityrumors.it)

Massimo Bonelli “L’industria musicale italiana non è un colosso”

Quanto vale l’industria musicale italiana? “In un business che cresce del dieci per cento ogni anno, e non ci sono altre industrie che stanno crescendo così tanto nel mondo, ancora relativamente poco: circa 4.2 miliardi di euro. Quanto un’azienda di successo ma di medie dimensioni. Certo non un colosso”.

E in questi numeri i social pesano sempre di più: “È cambiata tutta la percezione di come la musica viene veicolata. I ragazzi non guardano più MTV o DeeJay television, non sopportano l’idea di essere passivi. Vogliono decretare il successo di un brano. Un fenomeno come quello di vecchie canzoni che tornano in trend o che vengono riadattate dai content creator poteva accadere solo con i social. Agli artisti non restar che abbracciare il cambiamento: o subirlo”.

Da Mickael Jackson a Taylor Swift

Idem per l’intelligenza artificiale: “Quando pensiamo a quello che sta accadendo e lo applichiamo alla musica viene in mente un fenomeno come Napster. Con il tempo tutto si adatta e si omologa. Molto dipende da come gli artisti e soprattutto gli editori decideranno di seguire l’onda lunga del cambiamento. Il mercato ci dice che i numeri continueranno a crescere almeno per altri cinque-sei anni. E in questo anche l’intelligenza artificiale avrà un ruolo determinante”.

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Una volta Michael Jackson monopolizzava. Oggi tocca a Taylor Swift: “Se oggi Michael Jackson fosse leader di questo mercato non basterebbero cinquanta Taylor Swift per tirare il suo fatturato. Per quanto lei già oggi sia un fenomeno in grado di essere considerata la più grande in assoluto nel business. Ma venti-trent’anni fa l’industria produceva molto di più per pochi. Oggi c’è una concorrenza molto più frenetica e vasta”.

lucio corsi e topo gigio poggiati su un pianoforte
Lucio Corsi dopo l’Ariston sarà al Primo Maggio – Credits Instagram @lucio_corsi (Abruzzo.CityRumors.it)

Massimo Bonelli: “Un Primo Maggio d’autore”

Il Concerto del Primo Maggio è imminente: “Quest’anno punteremo sulla musica d’autore. Lucio Corsi è sicuramente un fenomeno che per fortuna Sanremo ha avuto modo di rivelare al grande pubblico. Ma non è l’unico. C’è molto altro. Il pubblico ha il dovere di avere quel minimo di curiosità necessaria per individuare artisti che hanno un valore e che meritano spazio. I grandi eventi sono un palcoscenico straordinariamente importante, ma senza le idee non si va da nessuna parte. E oggi, chi ha le idee ma non le sa veicolare o non trova una chiave per avvicinare il pubblico giovane, che è soprattutto quello dei social, rischia di restare al palo”.  

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