Come fare quando si ha un forte indebitamento e il creditore è il Fisco? La legge prevede una scappatoia per un accordo? Scopriamolo subito
Più che mai in questo periodo storico di fortissima inflazione, tra tasse e spese di ogni tipo, diventa facilissimo indebitarsi e non riuscire a saldare quanto dovuto. L’importante è evitare di arrivare a perdere la casa o a vedere bloccato il proprio conto corrente. Sicuramente, sia che si tratti di ingenti somme di denaro che indebitamenti di lieve entità, quando la controparte è il fisco, però, la possibilità di raggiungere un accordo per alleggerire questi pensieri di carattere economico diventano molto più complessi.
La prima ragione risiede nel fatto che l’amministrazione risponde in modo meno tempestivo rispetto ai privati, mentre la seconda è dovuta al principio di pari trattamento tra tutti i contribuenti. Ma come può fare chi non ha modo di pagare? Cerchiamo di capire insieme se esista o meno una possibilità di accordo eventuale con l’Agenzia delle Entrate.
Proprio il principio di pari trattamento dei contribuenti sembrerebbe essere l’ostacolo principale per un eventuale accordo tra privati e Agenzia delle entrate. Esisterebbero, però, delle scappatoie, vediamo subito quali.
In base alla normativa, non è consentito ai privati o agli imprenditori di ottenere dall’Agente della Riscossione una riduzione del debito, anche detta “saldo” o “stralcio”. Le transazioni, o in generale, gli accordi tra debitore e creditore non sono previste quando la controparte è la pubblica amministrazione.
Se invece fosse possibile verrebbe violato il principio di parità di trattamento tra i cittadini: cardine che ispira ogni attività o azione amministrativa dell’Agenzia delle Entrate. Tuttavia, esisterebbero delle scappatoie. Ad ogni regola generale è prevista sempre un eccezione particolare che la conferma e le infonde vigore. Innanzitutto, un primo modo per alleggerire il carico di debiti risiederebbe nella possibilità di dilazionare i pagamenti in base ai termini e alle scadenze previste per legge: grazie alla cosiddetta “rateazione delle cartelle esattoriali“.
Ma esisterebbe, inoltre, un metodo per ottenere una sorta di accordo con il Fisco. Il “Codice della crisi d’impresa“, nello specifico, prevede una scappatoia applicabile sia agli imprenditori che ai consumatori, ovvero ai privati e alle famiglie. L’eccezione è meglio nota come “procedura di sovraindebitamento” ed è prevista nell’ipotesi in cui si riesca a dimostrare di avere un indebitamento talmente elevato da non potervi fare fronte.
La normativa era anche tristemente definita come “legge salva suicidi“. Nel caso in cui i debiti siano collegati all’attività lavorativa, il fisco potrà decidere per uno stralcio o saldo di una parte dei debiti. Nell’ipotesi in cui i debiti siano contratti personalmente, al di fuori dell’attività professionale, il contribuente potrà adire un giudice per chiedere una decurtazione dei debiti fiscali.