Per la seconda tappa di questa meravigliosa full immersion nelle realtà enogastronomiche regionali, fortemente voluta dallo chef Gianfranco Verdecchia, abbiamo scelto l’isola più grande del Mediterraneo: la Sicilia nella sua parte nord-est (provincia di Messina e Catania), enologicamente parlando da Capo Milazzo all’Etna!
Quest’isola ha una complessa storia geologica che si esprime con una certa varietà di rocce (la magmatica è quella che caratterizza la parte nord-est) ma soprattutto una cultura influenzata dai tanti gruppi etnici passati sul territorio da epoche remote fino a non molto tempo fa, dai Fenici nel 3000 a,c, che la elessero a luogo di scambio di mercanzie (emporia) come fosse un mercato del mediterraneo poi nell’800 a,c, ci fu la colonizzazione greca che portò vari vitigni, l’ulivo il grano e tanta cultura; i romani successivamente affinarono le tecniche di coltura dei vitigni, i normanni (popolo di origine danese e norvegese stanziatosi nel nord della Francia) portarono il benessere economico, gli svevi (Federico secondo di svevia detto il principe della cultura) la cultura quindi Savoia, Asburgo e nel 1816 l’annessione al regno delle due Sicilie dei Borbone le diede un’importanza notevole!
Nel 1861 fu la prima regione del neonato Regno D’Italia con riconoscimento dello statuto speciale nel 1946 per accontentare i tanti movimenti indipendentisti siciliani! Iniziamo la serata in 37 intrigati dai rumors che davano lo chef Gianfranco chiuso in cucina da 2 giorni e 2 notti intento a preparare piatti super autoctoni di questa “porzione magmatica” della Sicilia! Si parte con un carpaccio di tonno rosso che è “carne pura” a cui abbiniamo uno spumante metodo classico di carricante (che riempie i carri in siciliano) dell’Etna vitigno vinificato fin dal 1774 sul versante est del vulcano tra i 500 ed 800 metri di altitudine tra frutteti, boschi e noccioleti; nel recente passato c’è stata una tentata diffusione altrove decisamente fallita in quanto quest’uva con la buccia color giallo-verde anche a maturazione avvenuta, gradisce il suolo vulcanico (sabbie nere), sole e vento di giorno e freddo di notte.
Sentori di fiori bianchi, erbe officinali, freschezza balsamica e mineralità assieme ad una bollicina minuta ben amalgamata nelle proteine del vino ed il caratteristico color giallo-verdolino hanno svegliato i nostri sensi dal torpore indotto dal caldo estivo; vendemmia 2016, sboccatura 2019 e 17,50 di costo in enoteca per il carricante metodo classico delle Aziende Agricole Planeta! Abbiamo proseguito con un carpaccio di spada con perle di melone e gamberi rossi di Mazara del Vallo agli agrumi a cui abbiamo abbinato un Etna bianco Planeta praticamente lo stesso vino (ma fermo) della bollicina bevuta in precedenza quindi carricante ma in vendemmia 2018, annata profondamente diversa dal 2016 quindi abbastanza meno minerale e strutturata dal costo in enoteca di 13,80.
Scaldati i “motori”, abbiamo iniziato a fare sul serio con i triangoli (ravioli) di spada con salsa allo zafferano e gamberi (meravigliosi) a cui abbiamo abbinato il vino (rosso) preferito da Giulio Cesare e che amava definire “Mamertinumera”; il Nocera è un vitigno portato in Sicilia dai greci, successivamente ben vinificato dai romani e nominato da Plinio il vecchio nella Naturalis Historia che Planeta ha fatto “rivivere” nella zona di Capo Milazzo (ME) in un vigneto avente come base terreni marnosi (roccia con una componente dura ed una friabile) di origine marina a starpiombo sul mare con un uliveto annesso le cui radici mantengono “fermo” il territorio! Un vero rosso “marino” con sentori di mirto , piccoli frutti rossi, geranio e pepe bianco ma anche balsamico e salmastro nel finale a causa della macerazione della buccia dell’uva pregna di salinità marina nel suo mosto; l’alto tasso zuccherino è bilanciato da un’alta acidità, veramente un grande vino bevibile anche fresco in quanto non perde le caratteristiche autoctone acquistabile in enoteca a 13 euro in vendemmia 2017.
Da elogiare l’intuito dei fratelli Planeta che, anni fa, hanno individuato il vitigno tramite la zonazione e l’analisi del DNA….. veramente bravi! I calamari alla Liparese con caponata (meravigliosa) alla siciliana ci hanno dato la botta finale….. belli e sfacciatamente buoni con il “faccione” di Gianfranco che sembrava dire “ora vi voglio”!Come abbinamento un Nerello Mascalese (di Mascali paese dell’Etna) doc vendemmia 2014 delle aziende Planeta che si è rivelato all’altezza del piatto con sentori di ribes, incenso (sabbie laviche) erbe officinali ed un tannino morbido creando un bell’equilibrio in bocca.
Non è vero che i vini rossi non siano abbinabili a piatti marini, è che bisogna trovare quelli giusti! Prezzo in enoteca 19 euro per questo straordinario interprete del terroir etneo.
La mitica cassata siciliana è stato il dessert con la grappa di nerello mascalese quindi prodotta con le vinaccie del vino rosso precedentemente degustato.
Non amo utilizzare vini di una singola azienda per le degustazioni in quanto non si esprime la varietà del terroir ed anche il modo di vinificare è monotematico ma avete letto come ho denominato Planeta?
“AziendE AgricolE Planeta” semplicemente perchè alla sede storica di Menfi (AG) hanno affiancato altre 4 aziende agricole indipendenti in zone diverse come terroir per studiare e far “rivivere” gli antichi vitigni autoctoni ed ecco perchè abbiamo degustato 4 vini della stessa azienda ma profondamente diversi!
Inoltre, lo chef Gianfranco continua a stupirci nel mettersi alla prova con piatti a lui ed a noi sconosciuti oltretutto spiegandoceli in modo che ci sia consapevolezza gustativa e storica dell’enorme tradizione gastronomica della nostra nazione ma, chi si è fatto le basi con molti sacrifici (andando in auto dal proprio mentore Gualtiero Marchesi ogni domenica pomeriggio subito dopo il servizio del pranzo e tornando il martedì mattina per rituffarsi in cucina) riesce in questo ed altro!Resoconto degli indici di gradimento dei vini: primi ex aequo con 10,76 di indice di gradimento i due vini rossi, il Nocera 2017 ed il Nerello Mascalese 2014….. segue l’Etna bianco con 9,71 ed il metodo classico 9,02! Classifica piatti:
primo con 13,39 punti i calamari alla luparese con caponata alla Siciliana, seguono i ravioli di spada con 12,22 quindi il tris di antipasti con 11,87 ed infine la cassata siciliana con 11,09! Ancora una volta l’indice medio di gradimento dei piatti ha sovrastato quello dei vini.
Quindi RINNOVO la preghiera a Gianfranco di profondere minor impegno in cucina!
Punteggio medio assegnato alla Sicilia nord-est di 11,11 qundi, dopo la seconda tappa, rimane in MAGLIA ROSA la VALLE D’AOSTA con 12,01! alla prossima tappa ……..Puglia!
Stefano Grilli – enoteca Saraullo – Tortoreto – 0861787751