Isee, genitori increduli: con questa nuova modifica avere un figlio può farti perdere un mucchio di bonus

Il Governo da sempre è a favore della famiglia ma, a causa di una modifica che riguarda l’Isee, chi ha dei figli, paradossalmente, rischia di perdere un mucchio di bonus.

Quest’anno le novità in merito all’Isee sono state moltissime e tutte a vantaggio dei contribuenti. Ricordiamo che l’Isee è l’indicatore della nostra situazione economica e tiene conto non solo dei redditi di una famiglia ma anche del patrimonio mobiliare e immobiliare.

giorgia meloni seduta su una poltrona
Isee, genitori increduli: con questa nuova modifica avere un figlio può farti perdere un mucchio di bonus -(foto Ansa)- Abruzzo.cityrumors.it

Dunque anche chi ha un reddito basso o, persino nullo, potrebbe avere un Isee alto in virtù del possesso di diversi immobili e di una giacenza media elevata sul proprio conto corrente. L’Isee è fondamentale per avere diritto alla maggior parte dei bonus attualmente in vigore. Pensiamo, ad esempio, all’Assegno di Inclusione piuttosto che alla Carta Dedicata a Te o alla Carta Acquisti.

Da quest’anno mantenerlo basso sarà più semplice grazie all’esclusione dei titoli di Stato, dei libretti postali e dei buoni fruttiferi fino a 50.000 euro. Ma un’altra modifica, purtroppo, va in tutt’altra direzione e molte coppie con figli si troveranno svantaggiate: pur avendo diritto ad alcune agevolazioni, le perderanno.

Isee: che cosa cambia da quest’anno

L’Isee è un fattore determinante per poter accedere a numerosissime agevolazioni quali l’Assegno di Inclusione, la Carta Dedicata a Te e altri sussidi messi in campo o riconfermati dall’Esecutivo. Quest’anno mantenerlo basso sarà più facile ma non per tutti: alcune coppie con figli, proprio per il fatto di avere figli, potrebbero essere penalizzate.

calcolatrice lente d'ingrandimento e banconote da 50 euro
Isee: che cosa cambia da quest’anno/Abruzzo.cityrumors.it

Come anticipato, a partire dal 5 Aprile, ha avuto inizio il ricalcolo dell’Isee con l’esclusione di titoli di Stato, buoni fruttiferi e libretti postali fino a 50.000 euro. Pertanto, in molti casi, questi indicatore è sceso di parecchio e ha consentito a diverse famiglie di beneficiare di bonus a cui prima non avrebbero avuto diritto.

Fin qui tutto bene, ottime notizie per i contribuenti. Quello che non tutti sanno, però, è che il Governo ha introdotto anche un’altra novità che riguarda solo le famiglie in cui sono presenti figli maggiorenni che non lavorano. Questa modifica penalizza fortemente milioni di genitori i quali, pur trovandosi in stato di forte necessità, potrebbero non avere accesso agli aiuti a causa dei figli.

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Isee: brutta mazzata per chi ha un figlio disoccupato

Una novità che spiazza tutti e che mette in ginocchio milioni di famiglie la cui unica “colpa” è avere figli maggiorenni che non lavorano. A causa dei figli i genitori non potranno accedere a diversi bonus anche se si trovano in stato di bisogno. Vediamo che cosa è cambiato.

uomo anziano di profilo con espressione triste
Isee: brutta mazzata per chi ha un figlio disoccupato/Abruzzo.cityrumors.it

Fino al 2023 un figlio di età superiore ai 26 anni, anche se economicamente non indipendente, se viveva per conto proprio e aveva dunque residenza in un altro luogo, non veniva più calcolato all’interno del nucleo familiare e, di conseguenza, non rientrava più nell’Isee dei genitori.

In questo modo l’Isee si abbassava. Ma il Governo di Giorgia Meloni, con il Decreto 407/2023, ha stabilito che anche se maggiorenni e non conviventi con i genitori, i figli debbano essere compresi nel calcolo dell’Isee se:

  • non sono sposati;
  • non hanno figli;
  • non hanno un reddito o ne hanno uno che non arriva alla soglia dell’ indipendenza economica.

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Di conseguenza, rientrando nel calcolo, i figli andranno ad “appesantire” l’Isee dei genitori con il loro patrimonio mobiliare – i soldi sul conto in banca – o con eventuali proprietà immobiliari. Pertanto questo fa sì che molte persone, anche quest’anno, verranno escluse da bonus e agevolazioni perché “colpevoli” di avere figli che non lavorano.

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