Gary Barlow si racconta tra ricordi, speranze e nuovi progetti tra i quali il più ambizioso in assoluto è quello di formare di nuovo i Take That con i suoi cinque elementi originali
Sin da bambino, Gary Barlow è certo di avere un dono. Lo scopre grazie a un orecchio che lo porta a imparare a memoria qualsiasi canzone passi dalla radio in pochi minuti, ma anche grazie all’incoraggiamento del padre, pronto a sacrificare lavoro e vacanze pur di regalargli il suo primo strumento musicale.

Oggi, a oltre trent’anni di distanza dai primi successi con i Take That, Gary Barlow continua a mettersi in gioco, tra nuovi progetti, collaborazioni internazionali e una voglia instancabile di misurarsi con nuove sfide.
Gary Barlow in esclusiva
Parlando nel corso di una lunga intervista intima nel podcast Turning Points, Gary Barlow ha ripercorso alcuni dei momenti più significativi della sua carriera, offrendo spunti sinceri sul passato e sul futuro.
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Un momento molto significativo anche perché il podcast, che ha un seguito notevolissimo, è condotto dalla iconica conduttrice Lulu, uno dei personaggi più affermati e in vista nel mondo della discografia britannica che a uno a uno ha intervistato tutte le più grandi superstar del mondo del rock e del pop…
Insegnante e studente
Gary Barlow si è definito uno ancora alla ricerca di cose da imparare: “Sono e sarò sempre uno studente della vita. Non voglio essere il maestro. Voglio restare sempre uno che ha di fronte qualcosa da imparare”.
E ancora: “Ero a Nashville qualche settimana fa. Lavoravo con alcuni musicisti: alcuni li conoscevo già, altri li incontravo per la prima volta. Una cantautrice mi ha chiesto: Ma tu cosa ci fai qui? E io le ho risposto: Sono venuto per imparare. Lei non riusciva a crederci. In certi momenti mi sembra davvero di aver appena ingranato la quarta”.
Gary Barlow e le sue prime note
Barlow racconta di come ha scoperto la sua vocazione musicale in modo istintivo, da autodidatta: “Facevo tutto a orecchio, ed è questo che mi ha sempre fatto pensare che quel qualcosa mi fosse stato dato da qualche parte, che vivesse già dentro di me”.
Il ricordo più vivido è legato al giorno in cui entra, con il padre, in un negozio di strumenti musicali: “Io avevo dieci anni, siamo entrati e ci siamo detti: Qual è il prossimo passo? Il venditore aveva già capito che poteva venderci qualsiasi cosa e ci portò a provare una tastiera con mille suoni e registri, e mio padre si convinse all’istante. Mentre io ero incantato da quel suono, lui e mia madre si erano messi a parlare da parte… poi mio padre decise: avrebbe rinunciato a tutte le sue ferie per restare a lavorare e comprarmela”.

Dai piccoli club ai grandi stadi: la scuola del palco
“Quando scendi dal palco ti senti sfinito, anche se hai solo suonato e cantato. È una sensazione pazzesca – racconta nel podcast Barlow – ma prima di arrivare agli stadi, c’è un passato fatto di locali difficili e di poca gente cui non interessi. Ho fatto serate dove non mi applaudiva nessuno, dove mi chiedevano di abbassare il volume. Una volta c’era uno seduto in prima fila a leggere il giornale. Devi passare anche da queste cose, perché poi, quando arrivi a Wembley e il pubblico esplode… beh… quella è la parte più facile”.
L’incontro con i Take That: “Ero un alieno”
Quando Gary Barlow incontra per la prima volta i ragazzi che sarebbero diventati i Take That, ha già molta esperienza sul palco, ma poca con i coetanei: “Ero sempre circondato da musicisti di cinquant’anni, stavo spesso con persone molto più grandi di me. Così, quando ho incontrato i ragazzi, mi sembravano alieni. E io probabilmente sembravo lo stesso: vestivo in modo strano, ero fuori posto, e pensavo… E chi sono questi belli e giovani?”
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La band non era solo un progetto musicale, ma anche un ambiente dove ci si aiutava a vicenda: “Quando ci siamo conosciuti, i ragazzi mi dicevano: Dai, suonaci qualcosa!, ed erano entusiasti. Ma anche loro mi insegnavano tanto. Se ti trovavi con Jason Orange mentre ballava, era qualcosa di mozzafiato e capivi di avere di fronte un fenomeno. Lui mi invitava a stargli accanto, e mi insegnava come muovermi e come seguire il ritmo”.

“L’inizio del successo”
Gary Barlow non ha dubbi. Se la strada per il successo non è stata immediata sembra ancora più complicato ricreare le condizioni che generarono i Take That: “Con Robbie Williams ne abbiamo parlato spesso, e ha ragione. È difficile riportare tutti a quel momento, ma nei primi anni Novanta la radio non ci voleva, e l’industria musicale non ci accettava. Eravamo solo una delle tante boy band”.
Ma qualcosa cambia con Back For Good: “Quello è stato il punto di svolta. Quando l’abbiamo cantata per la prima volta, tutto si è trasformato. Lì abbiamo capito che le cose si stavano muovendo davvero”.
L’addio di Robbie Williams
La rottura con Robbie Williams è uno dei momenti più delicati e tristi nella storia del gruppo: “A metà degli anni Novanta eravamo sempre in tour. Era faticoso. C’era una cosa che odiavo: svegliarmi e non sapere in che città fossimo, che giorno fosse. Eravamo nel frullatore. Poi, un giorno, Rob è sceso a fare colazione e ha detto che non ne aveva più viglia. Si stava allontanando. Aveva un altro giro di amici, una vita diversa”.
La sua uscita di scena fu improvvisa: “Un giorno ha deciso che se ne andava, e basta. E noi pensavamo che fosse una sfuriata e che sarebbe tornato. Poi sono passate due settimane, tre… e ci siamo rassegnati al fatto che non sarebbe più tornato”.
Gary Barlow: la carriera da solista e i numeri della discografia
Dopo la prima separazione dei Take That nel 1996, Gary Barlow intraprende un percorso da solista. Il suo primo album, Open Road (1997), raggiunge la vetta della classifica britannica. Seguono Twelve Months, Eleven Days (1999), Sing (2012) e Since I Saw You Last (2013), con singoli di successo come Forever Love, Let Me Go e Face to Face insieme ad Elton John).
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Con i Take That ha inciso tredici album, vendendo oltre 45 milioni di copie nel mondo. Da Everything Changes (1993) a Beautiful World (2006) fino a Progress – nel 2010, con il ritorno di Robbie Williams che insieme a loro andrà anche in tour – e Wonderland (2017).

I Take That oggi: nuovo album e tournée nel 2024
Nel 2023 i Take That hanno annunciato il ritorno in studio per la realizzazione di This Life, uscito nel novembre 2023. L’album, anticipato dal singolo Windows, segna una nuova fase per la band che nel frattempo, perso Jason Orange, si riduce a un trio con Barlow, Donald e Owen ricevendo tuttavia ottimi riscontri sia di critica che di pubblico. Un successo anche il This Life Tour, che registra una lunga serie di sold out.
Gary Barlow guida il gruppo con solidità: “Ogni volta che torniamo sul palco insieme, è come se non fossimo mai andati via” dice. Quanto a un possibile ritorno di Robbie Williams e di Jason Orange, il cantante si dice possibilista: “Sarebbe un sogno riportare la band al suo stato originale, i fan non chiederebbero altro. Ma le condizioni non sono facili. Siamo sempre profondamente legati e connessi. Ma anche coinvolti in vite complicate, tra famiglie e progetti individuali. Posso dire che Progress e il suo tour ha dato a ognuno di noi uno dei ricordi più belli di sempre. Spero ci possano essere altre occasioni per vivere una gioia del genere”.
Note biografiche: chi è Gary Barlow
Nato il 20 gennaio 1971 a Frodsham, nel Cheshire, Gary Barlow è cantante, autore, produttore e personaggio televisivo. È considerato uno dei più grandi autori pop britannici degli ultimi trent’anni. Ha scritto per artisti come Shirley Bassey, Lily Allen, Elton John e Andrea Bocelli.
Nel 2012 è curatore del concerto del Giubileo di Diamante della Regina Elisabetta. È stato giudice di X Factor UK dal 2011 al 2013. Ha ricevuto numerosi premi, tra cui sei Ivor Novello Awards, e nel 2012 è stato nominato ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico (OBE) per i servizi resi alla musica e alla beneficenza.





