L’obiettivo del progetto è quello di offrire uno spazio di narrazione, ascolto e scambio di esperienze trasformative della società e della vita personale tra giovani di diverse realtà, accomunati da alcuni punti, ma distanti anni luce su altri. Con la proposta dello scambio culturale si punta quindi a offrire agli studenti rosetani e a quelli birmani la possibilità di confrontarsi e di raccontarsi come hanno vissuto i cambiamenti della società e della vita personale a causa del Covid, della guerra e della perdita di tante libertà che, fino a qualche anno fa, erano date come un diritto acquisito e imperdibile e che oggi, purtroppo, non sono più così scontate.
“Voglio ringraziare Padre Enrico Fidanza, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere, originario di Roseto, e il Dottor Piero Triponi, educatore, consulente della coppia e della famiglia, per averci proposto di realizzare questo bellissimo progetto a cui abbiamo aderito, da subito, con grande entusiasmo” dichiara il Sindaco Mario Nugnes. “Sin dalle prime riunioni organizzative abbiamo registrato la piena collaborazione dei Dirigenti Scolastici e dei docenti rosetani, un motivo di grande orgoglio perché la nostra città si conferma aperta, solidale e pronta al dialogo e, anche grazie ad esperienze di vita come queste, siano convinti di poter offrire ai nostri ragazzi un’importante finestra sul mondo che li circonda”.
Il progetto vede coinvolte le classi 2˚ e 4˚ elementare, 2˚ media, 2˚ superiore e 4˚ superiore. “Si tratta di un’esperienza molto emozionante e ricca di significati per i nostri ragazzi che sono stati, da subito, entusiasti e hanno ringraziato per questa opportunità di conoscere giovani, spesso loro coetanei, che vivono questa esperienza così dolorosa ed ai quali, anche se sono lontani, si sentono oggi vicini con il cuore” spiegano l’Assessore alla Pubblica Istruzione Francesco Luciani e il Consigliere Simona Di Felice. “Il progetto è stato articolato su tre fasi: nella prima gli studenti di Roseto sono chiamati a scrivere e condividere la loro esperienza legata al Covid-19, mentre quelli di Taunggyi hanno fatto la stessa cosa parlando dell’esperienza della guerra. Nella seconda ogni classe è chiamata a leggere le esperienze e le storie che arrivano dall’altro Paese e a parlarne. Nella terza e ultima fase i ragazzi si incontrano e si conoscono, tramite una video-call, e parlano direttamente delle reciproche esperienze”.
“Questo è il modello di Roseto Città Inclusiva e Solidale che questa Amministrazione punta a realizzare e, anche grazie a progetti simili, vogliamo aprirci al mondo e agli scambi culturali” concludono gli amministratori rosetani. “Momenti di scambio come questi sono motivo di crescita per i nostri ragazzi che, anche a attraverso tali esperienze di crescita, potranno iniziare quel percorso che li porterà a essere cittadini del mondo”.