Sono emersi dei dubbi riguardo a quanto accaduto a “Boss in Incognito”, dopo le rivelazioni scottanti di un concorrente. Ora si va persino in tribunale.
“Boss in Incognito” è una trasmissione che arricchisce il folto novero dei reality presenti in televisione. A programmi del genere a volte gli aspiranti concorrenti tentano di accedere mediante appositi casting nel tentativo di dare una svolta alla loro vita.
E non solo in termini di fama e di notorietà. C’è chi è disposto a tutto pur di diventare famoso e di andare oltre i quindici minuti di notorietà teorizzati da Andy Warhol. Ma altri ancora sperano di potere trovare una fonte di reddito, o comunque dei soldi “piovuti dal cielo” per migliorare la loro condizione economica.
Qualcosa del genere è successo proprio in “Boss in incognito”, trasmissione-verità che va in onda da dieci stagioni su Rai2. Un concorrente della ottava stagione aveva tirato un sospiro di sollievo, nella convinzione di essere riuscito a risolvere i suoi guai finanziari che da tempo lo attanagliavano.
Ora questa persona si trova di nuovo in grossissime difficoltà, dopo avere invece ricevuto delle rassicurazioni di tutt’altro tipo. E adesso si è venuto a creare uno scontro tra questi ed il suo datore di lavoro, per colpa di promesse non mantenute. Quanto segue è davvero controverso.
Il dipendente, 60 anni, durante la sua partecipazione a “Boss in incognito” aveva ricevuto non una ma ben due promesse dal suo capo. Una riguardava la rassicurazione che lui e la sua famiglia avrebbero avuto ogni anno la possibilità di andare in vacanza a Sharm el-Sheikh, rinomata località di mare in Egitto. Inoltre, il capo stesso si sarebbe sobbarcato l’onere di pagare il mutuo della casa.
Tutto bello, per quello che si era rivelato essere un inaspettato bacio da parte della fortuna. Ed invece il principale, dopo due anni, non ha mai rispettato la parola data in televisione davanti a qualche milione di telespettatori. Ed il suo dipendente che risiede con la famiglia a Casier, in provincia di Treviso, ora ha deciso di tentare di adire le vie legali.
È sua intenzione sfruttare queste promesse mancate per provare ad ottenere qualcosa. Il lavoratore è impiegato in un salumificio, ed in “Boss in Incognito”, il capo si era finto un nuovo collega di lavoro, venendo a conoscenza della storia del suo sottoposto. Una storia certamente non facile, con un mutuo molto pesante sulle spalle e con l’impossibilità di portare in vacanza moglie e figlia.
Davanti alle telecamere, il capo disse che non avrebbe più dovuto preoccuparsi per il mutuo. Dopo allora, il lavoratore ha avuto modo di fare una vacanza, ma poi niente più. A questo punto avrebbe dovuto arrivare almeno a quota tre. Invece nisba, senza contare che l’alto dirigente non si è fatto nemmeno più sentire per versare i 60mila euro di mutuo residui.
Ci sono delle rate arretrate da dover versare, con la banca di riferimento che si è fatta sentire con delle intimazioni di pagamento. C’è il rischio concreto di perdere la casa. Ed ora non resta che giocare la carta della citazione in tribunale, dal momento che la legge prevede che, in certi casi, le promesse di impegno possono risultare vincolanti. E che non tutti i contratti risultano scritti.
Secondo il legale che assiste il sessantenne, ci sono tutti i crismi per parlare di caso di promessa di pagamento non adempiuta. Sia la società che il dirigente coinvolto hanno ricevuto regolare comunicazione del tutto, previa una lettera di diffida. L’unico modo per recedere da una antipatica battaglia legale sarà mantenere la parola data in tv.