Lo scorso martedì 11 dicembre si è tenuto, nel gremito teatro comunale di Atri, l’attesissimo incontro tra gli studenti del Liceo “A. Zoli” e la scrittrice Donatella Di Pietrantonio, già ospite della storica cittadina nel 2012, dopo la pubblicazione del romanzo “Bella mia”. L’incontro, organizzato con passione e dedizione, dalle referenti del Progetto, Sara D’Ilario e Derna Gramenzi, in collaborazione con il Punto Einaudi di San Benedetto del Tronto; è stato patrocinato dall’Amministrazione Comunale.
Ad accogliere l’autrice, ormai di fama internazionale che, con la pubblicazione del suo ultimo libro “L’Arminuta”, sta portando il nostro Abruzzo in tutto il mondo, il Sindaco Piergiorgio Ferretti e la Dirigente scolastica Prof.ssa Daniela Magno.
“Un romanzo che tutti noi avremmo voluto scrivere – ha dichiarato la Dirigente Magno – perché capace di evocare i ricordi, i fotogrammi, i profumi, i luoghi di una generazione, la nostra, e di dipingere un certo modo di vivere ormai lontano, eppure in maniera così forte ed intensa da raggiungere anche le corde più profonde dei più giovani”.
Una storia dura, a tratti feroce ed impietosa, quella dell’ Arminuta, che si consuma in larga parte in un Abruzzo quasi ancestrale, ma che sa fare di questi argomenti i suoi punti di forza, come quello dei legami affettivi, imperfetti e carenti, come la sua storia, narrata anche attraverso la poetica della mancanza e dell’abbandono, ma appunto per questo sincera, rappresentata con estrema essenzialità, senza false idealizzazioni. Un “elogio dell’imperfezione”, così è stato descritto, e la definizione è stata benevolmente accolta dalla stessa autrice. Sì, perché è proprio così che talvolta vediamo le nostre vite, difettose e deformi, ma è proprio in queste mancanze che si intesse la costruzione di un’identità, quella appunto che sembra mancare alla protagonista della storia, ma che invece conquisterà, a fatica e con tenacia, attraverso le sue capacità, una in particolare, quella della resilienza, ovvero di una spinta, una forza di cui non si pensa di disporre per affrontare quei traumi che in un punto dell’esistenza possono sembrare insuperabili, ma che invece comporranno l’essenza del nostro essere.
Non è mancato l’affetto e l’interesse degli studenti, che si sono accordati polifonicamente ai diversi argomenti: in tanti si sono rivolti all’autrice, in attesa di una risposta, quella di una domanda custodita e meditata nei giorni dopo la lettura dei suoi romanzi. Considerazioni profonde, viscerali, che hanno dato vita ad un dibattito acuto e che mettono in discussione tutti quei pregiudizi di noi adulti sulla superficialità del vivere delle nuove generazioni, che invece sanno accogliere la potenza drammatica, l’intensa emozione affettiva delle opere della Di Pietrantonio.
Una prosa vigorosa la sua, che esprime valori universali in maniera concreta e mai banale, forte ed autentica come il suo Abruzzo, al quale ha dedicato il premio Campiello e di cui non si stanca mai di sostenerne la difesa e la promozione.