Lo spettacolo è organizzato nell’ottavo anniversario della cooperativa sociale onlus “L’isola di Amantani”, fondata nel 2004, è costituita esclusivamente di volontari impegnati nella cooperazione internazionale e il commercio equo e solidale, con la missione di promuovere il commercio equo e solidale, sostenere i piccoli produttori del sud del mondo, favorire l’emancipazione culturale ed economica delle persone più svantaggiate (in particolare donne indie delle Ande peruviane).
Nel primo sketch dello spettacolo ci sarà un riferimento a “Il Pelo” di Giorgio Gaber, nel secondo si vedranno gli studenti della compagnia Strangolarte riuniti attorno ad un tavolo per decidere cosa fare per la cooperativa Isola di Amantani. Poi inizia lo spettacolo vero e proprio che tratta della Ribellione dei Boxer, sollevata in Cina agli inizi del ‘900, sollevata da un grande numero di organizzazioni cinesi popolari, contro l’influenza straniera colonialista. La rivolta ebbe come base sociale molte Scuole di Pugilato che inizialmente utilizzarono il nome di Pugili della Giustizia e della Concordia, che i missionari nei loro resoconti resero solamente come Boxer. La storiografia occidentale colonialista ha fatto sì che emergessero solo i lati negativi di questa rivolta, come le uccisioni di cinesi convertiti al cristianesimo, senza indicarne la causa nell’occupazione arbitraria del suolo cinese da parte delle potenze occidentali.
“I boxer sono stati presi da noi come una metafora – ha detto Azzurra De Crescenzo studentessa della compagnia teatrale Strangolarte – ci siamo fatti alla Cina del primo ‘900 per parlare della nostra società dove c’è qualcosa che viene imposto. Sono molto significative le parole finali dello spettacolo: ‘Il silenzio è l’unico rumore che ci attraversa che ci attraversa immutabile nella storia. Non vivere come un’onda lenta ma riprendi la tua facoltà di decisione, alzati, attraversa la lente tenendo saldo nella mente ciò che puoi fare’. La location dello spettacolo? A Palazzo Sirena stiamo facendo anche le prove. È un posto molto bello ed importante a livello culturale e sociale, è una cosa non da poco avere un auditorium nel pieno centro di una città. Secondo noi andrebbe curato e valorizzato di più”.
Francesco Rapino