“Se oggi finalmente si sa la verità sull’assassinio di mio fratello, il giornalista Peppino Impastato, è solo perché né io né mia madre siamo mai stati mossi da sentimenti di odio, rancore o vendetta, ma abbiamo solo chiesto giustizia e abbiamo vinto, perché odio, rancore e vendetta non portano da nessuna parte. Ai ragazzi oggi dico di fare attenzione all’indifferenza e al passo successivo, ossia la rassegnazione. A me fanno paura i rassegnati, coloro che non hanno bisogno della verità perché è da questo atteggiamento mentale che nascono le aberrazioni come il razzismo e sopravvivono le mafie”.
E’ quanto detto oggi da Giovanni Impastato, autore del libro ‘Oltre i cento passi’, fratello di Giuseppe Impastato, ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978 – che stamattina è stato protagonista della terza giornata del ‘Premio Nazionale Borsellino’ nell’Aula Magna dell’Istituto Alberghiero Ipssar ‘De Cecco’ di Pescara.
“Parlare di legalità nelle scuole è fondamentale perché significa educare al rispetto delle regole – ha detto la dirigente Di Pietro -. E questa comprensione passa anche attraverso il valore della testimonianza di persone che hanno rappresentato con la loro vita comportamenti di assoluta integrità, ovvero sono modelli positivi, uomini che hanno improntato la propria vita di persone e di professionisti al rispetto della legge e al rifiuto di logiche mafiose. Attraverso il ‘Premio Borsellino’ i nostri studenti stanno ascoltando testimoni privi di retorica, che stanno raccontando frammenti fondamentali della vita del nostro Paese”.