Pescara . Una medaglia storica dell’epoca fascista, ritrovata nel caveau della Banca Caripe, rievoca l’unificazione delle vecchie metà della città e la fondazione della provincia. Il monile verrà esposto nella sala Figlia di Jorio di Palazzo dei Marmi.
Sarà esposta a Palazzo dei Marmi, accanto a La figlia di Jorio, il capolavoro pittorico di Francesco Paolo Michetti, la medaglia storica trovata nel caveau della Banca Caripe risalente al periodo dell’istituzione della Provincia di Pescara, avvenuta nel 1927 con l’unificazione di Pescara e Castellamare e l’elevazione a Provincia. Sulla medaglia d’oro, nella parte anteriore, è impresso il gonfalone dell’ente e compare la scritta “Provincia di Pescara 12 gennaio 1927” mentre sul retro c’è una dedica: “Al duce d’Italia la Provincia di Pescara riconoscente”. Una frase legata al fatto che proprio in quei giorni Mussolini diede il via libera alla nascita della Provincia, che oggi – ha ricordato il presidente Guerino Testa “rischia di scomparire o di svolgere funzioni diverse rispetto a quelle attuali. Anche se non sappiamo di che morte morirà questo ente – ha aggiunto – oggetti del genere hanno comunque un valore inestimabile perché testimoniano le nostre radici per cui vanno mostrati al pubblico. E’ quello che faremo, sistemando la medaglia vicino a uno dei primi gonfaloni dell’ente che abbiamo trovato di recente negli archivi dell’Economato”.
“Si dice a torto che Pescara non ha storia”, commenta il vice presidente Fabrizio Rapposelli, “invece ha una grande storia e la medaglia ne è un esempio”. Tra l’altro, ha aggiunto Enzo Fimiani, direttore della biblioteca provinciale, “non si tratta di una questione puramente localistica perché la nascita di Pescara ha segnato la storia dell’Abruzzo contemporaneo”. Soddisfatto il direttore della Caripe, Bruno Presidente, il quale – consegnando la medaglia a Testa – ha commentato che “le radici sono la forza per affermare le proprie idee e i propri pensieri in contesti fuori dal territorio” ed è per questo che bisogna tutelarle e valorizzarle.
E’ stato Licio Di Biase, appassionato della storia della città e sempre attivo nei suoi studi, a volere che questo oggetto prezioso venisse alla luce. Di Biase ne ha avuto notizia da Ernesto Bellafante, ex funzionario della Banca d’Italia, oggi in pensione, che in passato ha fotografato il cimelio e ha scritto degli articoli a proposito. Ora, però, si punta a scoprire come mai sia rimasta qui e non sia stata consegnata a Mussolini.