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Atri, giornata dedicata alla liquirizia: l’oro nero d’Abruzzo

Atri. Una giornata interamente dedicata alla Glycyrrhiza glabra L. meglio nota come liquirizia, quella che si terrà il prossimo 4 gennaio dal titolo “L’oro nero d’Abruzzo, la liquirizia di Atri” nella splendida cornice della cittadina ducale.

Un eloquente viaggio “alle radici del gusto” che partirà nella mattinata dall’osservazione diretta della specie nell’area della riserva naturale, mentre nel pomeriggio saranno illustrate nell’Auditorium di Sant’Agostino le nuove scoperte portate in luce attraverso studi, storie di uomini e lavoro, sino a concludersi in tavola con i piaceri del gusto!.

La Riserva Naturale Regionale Oasi WWF “Calanchi di Atri” intende così mettere in risalto quelle che sono state e sono ancora oggi le valenze storiche ed economiche legate all’utilizzo di questa pianta nel territorio delle Terre del Cerrano. Le prime notizie sulla presenza della liquirizia in questo territorio risalgono infatti al 1433 e raccontano della presenza di una c.da nel territorio di Atri che prendeva il nome proprio da questa pianta, c.da Regolizie.

La liquirizia al di là di quelle che sono le credenze popolari non è stata mai coltivata in Abruzzo ma veniva raccolta alla fine delle colture più remunerative come quelle dei cereali, crescendo spontanea in associazione ad esse, permettendo così ai contadini di recuperare altre economie dopo la raccolta che veniva effettuata in autunno a seguito delle arature. La lavorazione di questa pianta conobbe due periodi di floridità nell’800 e nei primi anni del ‘900 quando alcuni pioneri dell’industria dolciaria come il Barone Farina a Silvi, i de Rosa e i De Donatis ad Atri, ed il Comi a Giulianova, impiantarono i primi opifici nella zona molto probabilmente spinti dalla facilità di rinvenimento della specie nell’area. Fu così che sorsero opifici in molte aree di quello che allora veniva chiamato Abruzzo ultra ossia il territorio che attualmente coincide con le province di Pescara e Teramo dove, in alcune città come Giulianova, Teramo, Pineto, Silvi, Pescara e soprattutto Atri, nacquero dei piccoli opifici sia a carattere famigliare che industriale come la nota Menozzi che ancora oggi prosegue con successo questa attività. Di questo e di molte altre curiosità si parlerà al convegno che si terrà nel pomeriggio presso l’Auditorium Sant’Agostino di Atri, la capitale della liquirizia Abruzzese.

“La giornata è frutto di mesi di ricerca – Adriano De Ascentiis, direttore della Riserva Naturale – “come ogni anno cercheremo di portare all’attenzione del pubblico tematiche che legano le produzioni di nicchia alla storia locale e soprattutto alla possibilità di stimolare l’avvio di economie aggiuntive su piccola scala che legano da sempre le nostre comunità, dedicate a fruitori attenti alle straordinarie peculiarità del nostro territorio, siano essi imprenditori locali o turisti in genere. Così è stato per la gallina nera e il pecorino di Atri e così vogliamo continuare con la liquirizia e con il riso che saranno le tematiche a cui legheremo la nostra attività nei prossimi anni”.

La ricca giornata partirà alle ore 10 con una bella escursione guidata presso l’Oasi naturalistica che ci condurrà alla scoperta della pianta e soprattutto della sua parte edule, la radice, per poi spostarsi nel pomeriggio alle ore 18.00 nell’Auditorium di Sant’Agostino, sove saranno illustrate da De Ascentiis le interessantissime risultanze delle ricerche archivistiche e orali svolte in questi ultimi mesi con tante curiosità sulla storia locale che lega liquirizia, territorio e cittadini dei comuni di Atri, Pineto e Silvi, per poi concludersi con una cena, dove lo chef Gianni Dezio porterà il nostro palato alla conoscenza dei sapori legati alla radice dolce in accostamento a produzioni straordinarie di nicchia locali, come quella del riso che dopo secoli è stata riportata in auge da un’azienda agricola di Roseto degli Abruzzi.