Lo ha affermato il vicepresidente del Wwf Italia Dante Caserta, ospite del Festival internazionale del cinema naturalistico e ambientale, in svolgimento a Castel del Monte, fino al 12 agosto.
Nell’incontro con la popolazione in piazza, che ha preceduto la proiezioni dei documentari e film in programma, oltre a Caserta ha partecipato anche il responsabile biodiversità Fabrizio Bulgarini, che ha illustrato i contenuti del rapporto 2016 sulla presenza in Italia del lupo, uno degli animali simbolo dell’Appennino e anche dell’Abruzzo, oggi specie protetta, ma che negli anni settanta era a forte rischio di estinzione. Grazie alle politiche di tutela, il lupo è tornato a popolare le montagne dell’Appenino, in cui si stimano oggi dai 1.000 ai 2.500 esemplari, ed anche le Alpi, dove è stimata la presenza di 150 esemplari.
La conseguenza è stata però l’aumento negli ultimi anni delle aggressioni agli animali domestici, e dei danni alle attività zootecniche in alta quota, come denunciato anche dagli allevatori dell’area del Gran Sasso, che hanno preso parte all’incontro di Castel del Monte.
Ed è proprio da queste criticità che ha preso le mosse il “Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia”, proposto dal Ministero dell’Ambiente e redatto dall’Unione Zoologica Italiana (Uzi), che prevede deroghe alla rimozione dei lupi dal loro ambiente naturale, e l’abbattimento legale del 5 per cento della popolazione, che secondo le stime dell’Uzi corrisponde a circa 60 esemplari l’anno. Il Piano è ora in discussione in sede di Conferenza Stato-Regioni.
“Un Piano inutile e dannoso – ha spiegato però Caserta – che potrebbe anche peggiorare la situazione, perché con l’uccisione dei capibranco, potrebbe portare alla disgregazione dei branchi di lupi, rendendoli ancora più aggressivi. Inoltre va ricordato che il 20 per cento della popolazione di lupi appenninici viene già ogni anno ucciso dai bracconieri e dalle automobili. Per questo motivo – aggiunge dunque il vice presidente Caserta – la Regione Abruzzo deve esprimere un deciso no come fatto già da altre regioni a questo Piano, se non altro perché l’Abruzzo con i suoi parchi nazionali ha avuto un ruolo decisivo per evitare l’estinzione del lupo e per favorire poi la sua ricolonizzazione degli Appennini e delle Alpi. Il lupo – ha infine ricordato Caserta – è un predatore che riveste un ruolo deciso nell’ecosistema, necessario a contenere il numero di altri animali che possono provocare danni alle colture, come cinghiali e cervi”.
La soluzione per il Wwf non può essere dunque che quella della prevenzione, e della tutela delle attività umane che entrano in conflitto con la presenza del lupo.
“Gli allevatori hanno ragione – ha affermato Bulgarini – è inaccettabile che i risarcimenti dei danni provocati dalla fauna selvatica, lupi compresi, vengano erogati da Parchi e Province con fortissimi ritardi, e con importi che coprono solo in parte il danno effettivo subito. Per proteggere greggi e mandrie va poi diffuso e favorito l’utilizzo di recinzioni efficaci, e dei cani pastore ben addestrati. Infine va contenuto il fenomeno del randagismo, perché i cani randagi rinselvatichiti si accoppiano con il lupo, inquinandone il dna, e questo ibrido ha meno paura dell’uomo ed è più aggressivo”, ha concluso Bulgarini.
Questa sera, 9 agosto, al Festival sarà riproposta la rodata formula che unisce momenti di dibattito pubblico e proiezioni di fil e ducumentari a tema ambientale.
A partire dalle ore 21, ci si confronterà sulla “Rivitalizzazione dei centri storici e incentivi per lo sviluppo per l’attività turistica”. Interverranno Giovanni Lolli, vice Presidente Regione Abruzzo, Luciano Mucciante, sindaco di Castel del Monte, Paolo Esposito, direttore Ufficio Speciale per la ricostruzione dei Comuni del Cratere sismico (Usrc), Francesco Di Paolo, coordinatore dei sindaci del cratere sismico.
A seguire il documentario “La montagna che visse due volte” , di Francesco Petretti, dedicato proprio al Gran Sasso, al Parco e alle attività dell’uomo che hanno progressivamente integrato l’opera della natura, aggiungendo bellezza al paesaggio.
A seguire “L’11a ora”, un film diretto da Leila Conners Petersen e Nadia Conners, prodotto e narrato dall’attore Leonardo Di Caprio.
Affidandosi al parere di personalità come il padre della perestrojka russa Mikhail Gorbachev, il fisico Stephen Hawking, ex capo della Cia James Woolsey oltre che di numerosi esperti impegnati nel campo dello sviluppo sostenibile, “L’11a ora” mostra le cause, profondamente radicate nel nostro stile di vita, dell’attuale situazione ambientale. Il film non si limita ad illustrare i problemi del nostro ecosistema, ma propone le possibili soluzioni necessarie perché non si arrivi ad un punto di non ritorno, causate da un modello di sviluppo e da un ritmo di consumo delle materie prime non più sostenibile.