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Il Mercante di Venezia, la prima volta di Giorgio Albertazzi al Teatro Comunale di Atri

Atri. Per la prima volta Giorgio Albertazzi approda sulle tavole del Comunale atriano. Un piccolo evento per la città ducale, la quale ha visto esibirsi nel corso degli anni gran parte dei “mostri sacri” della prosa italiana. “Una vera gemma da incastonare nella storia della nostra città”, dice l’assessore alla cultura Domenico Felicione che, dopo la fuoriuscita del Comunale dal circuito ATAM, ha fortemente voluto che la stagione di prosa continuasse nello storico teatro. “Cui siamo riusciti – continua Felicione – grazie al supporto della Fondazione Tercas e ai consigli di Pino Strabioli che è tornato al nostro fianco”

“Il Mercante di Venezia” ha dichiarato Albertazzi, “è sempre stata la sinfonia della giovinezza. Antonio, Bassanio, Lorenzo, Porzia, Jessica, sono l’incarnazione del sublime epigramma di Sandro Penna: “Forse la giovinezza è solo questo/ perenne amare i sensi e non pentirsi”.

Giorgio Albertazzi ha fatto del “Mercante” un perfetto ibrido che sembra ora scritto da Strindberg e ora da Sartre, passando per la lussuria di Baffo e per i giocosi azzardi di Goldoni. Ha subito capito, fin dai vagiti della luce, che qui l’alba e il mattino, (sommariamente intesi come il primordio della vita e quindi la giovinezza), e il tramonto e la sera, (da considerarsi come tenebra, come male: come Shylock), sono di fatto non distinguibili: è come se i giovani veneziani e il vecchio ebreo siano cerchi nell’acqua creati dallo stesso sasso, riflessi specchianti dello stesso corpo, della stessa vita: Shylock odia Antonio, Bassanio e la loro cricca perché vorrebbe depredare quella giovinezza che non ha più, (di qui l’ossessione per la libbra di carne, che ha, di fatto, lo stesso significato dell’ossessione per l’immortalità di Faust); e Antonio e Bassanio detestano Shylock perché, in qualche modo, in lui scorgono il tramonto, il capolinea, il bicchiere rotto a fine festa che, inesorabilmente, li attende. In questo senso Shylock è Antonio; Shylock è Bassanio; Shylock è Porzia. E’ tutto ciò che sono e tutto ciò che saranno. Per questo Shylock non può essere l’ebreo rachitico, obliquo ed incartapecorito tratteggiato da Celine; anzi, è uno splendido condottiero, un ipnotico sciamano che si muove tra le calli a bordo di una stranissima zattera, (così come aveva immaginato Zanzotto per un film di Fellini).

Shylock, per me, è magnetico, irresistibile, perfettamente padrone di ogni avventura e sventura; tanto da rendersi conto, nel processo finale, che Porzia si è travestita da giureconsulto: è Shylock che decide di chinare il capo, di perdere tutto. Di tornare giovane dentro a Porzia. Sì; Shylock è l’uomo più bello e più giovane che io conosca. E’ Giorgio Albertazzi.

IL MERCANTE DI VENEZIA

Atri, Teatro Comunale 
Sabato 7 marzo ore 21:00
Giorgio Albertazzi
di William Shakespeare  
traduzione e adattamento Giorgio Albertazzi
con Franco Castellano
regia Giancarlo Marinelli