L’episodio è avvenuto durante le Olimpiadi: un pranzo con un diplomatico ha fatto condannare il giornalista
La sentenza è arrivata come un macigno: sette anni di reclusione per spionaggio. Un’accusa pesante, nata da un pranzo apparentemente innocuo con un diplomatico giapponese durante le Olimpiadi invernali di Pechino del 2022.
Dong Yuyu, 62 anni, giornalista del Guangming Daily, ha visto la sua vita ribaltata da quel momento. Per la sua famiglia, si tratta di una decisione “gravemente ingiusta, simbolo di una repressione che colpisce ogni voce libera in Cina”.
Dong ha costruito la sua carriera al Guangming Daily, uno dei quotidiani di punta del Partito Comunista Cinese, noto per la linea editoriale allineata al governo. Eppure, lui non era il tipico funzionario obbediente. Nel 1989, durante le proteste di piazza Tiananmen, osò sfidare apertamente il regime, pagando con lavori socialmente utili. Nonostante questo, riuscì a mantenere il posto, ma la sua indipendenza intellettuale lo rese un osservato speciale.
Il giornalista era noto per i frequenti contatti con diplomatici e colleghi stranieri, un’attività naturale per chi si occupa di politica internazionale. Ma in Cina, anche una pratica comune può trasformarsi in un’arma contro chi non si piega.
Il 2022 segna il punto di svolta. Dong pranza con un diplomatico giapponese durante i Giochi Invernali di Pechino. È un incontro come tanti, spiegano i familiari, ma appena lascia il ristorante viene arrestato. Stessa sorte per il diplomatico, che però viene rilasciato poche ore dopo grazie alle pressioni del governo giapponese. Per Dong, invece, l’accusa di spionaggio si traduce in una detenzione prolungata e, ora, in una condanna severissima.
Nei documenti processuali, i diplomatici giapponesi vengono definiti “agenti di un’agenzia di spionaggio”. Una tesi che la famiglia di Dong respinge con forza: “È sconcertante che un’ambasciata venga descritta come un centro di spionaggio. Questa condanna ferisce Dong, ma anche chiunque creda nella giustizia e nella libertà”.
Il processo si è svolto sotto pesanti misure di sicurezza, con giornalisti e diplomatici allontanati dall’aula. La sentenza ha provocato una forte reazione internazionale. “Questa decisione deve essere revocata. Il governo cinese deve garantire ai giornalisti di lavorare liberamente”, ha dichiarato Beh Lih Yi, del Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ).
La vicenda di Dong Yuyu si aggiunge alla lunga lista di episodi che mostrano il pugno di ferro del regime contro la libertà di stampa. In un Paese dove il controllo sui media è assoluto, la sua condanna diventa un simbolo di una repressione che non lascia spazi.