Chi pensa che, dopo aver superato il Covid, il sistema sanitario nazionale sia pronto al peggio si sbaglia di grosso. Ecco perché.
C’è un buco nero che rischia di inghiottire il nostro sistema sanitario nazionale e, soprattutto, la salute di milioni di cittadini italiani. Stavolta non c’entrano pandemia inaspettate, virus incontrollati, attacchi biologici e via di seguito. La minaccia non arriva dall’esterno, ma è strutturale e intrinseca al sistema, e legata a tutta una serie di fattori su cui abbiamo poco o nessun controllo.
Le potenziali conseguenze di questo stato di cose sono da far tremare le vene ai polsi: ecco cosa potrebbe succedere entro pochissimo tempo. Bisogna prendere assolutamente atto della condizione nella quali ci troviamo e capire come muoversi.
Il rischio per la salute che stanno correndo tutti gli italiani
Partiamo da un dato secco: oggi in Italia mancano ben 3.114 medici di famiglia, secondo quanto riferito dalla Fondazione Gimbe. E la Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale avverte che entro il 2026 saranno in tutto 11.439 i medici che compiranno 70 anni, raggiungendo così l’età massima per la pensione.
La graduale e a quanto pare inesorabile diminuzione del numero di medici di base in Italia comporta gravi ripercussioni sulla qualità del servizio ai cittadini e sulle loro condizioni di salute. Ultimi dati alla mano, oggi in Italia ci sono poco più di 40.000 medici di base, mentre nel 2019 se ne contavano 42.428, e per il futuro il trend è in ulteriore ribasso. Secondo la già citata Fondazione Gimbe, si conta 1 medico di medicina generale ogni 1.250 assistiti.
Come spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione, “l’allarme sulla carenza dei medici di base oggi riguarda tutte le Regioni ed è frutto di un’inadeguata programmazione che non ha garantito il ricambio generazionale in relazione ai pensionamenti attesi. Così oggi spesso diventa un’impresa poter scegliere un medico vicino a casa con conseguenti disagi e rischi per la salute, in particolare di anziani e fragili”.
Un altro dato che colpisce è che le situazioni più difficili si registrano nelle grandi regioni del Nord Italia, a partire da Lombardia e Veneto, mentre la provincia autonoma di Bolzano conta il maggior numero di assistiti per medico di famiglia: ben 1.646. La regione che sta messa meglio, una volta tanto, è la Basilicata, a quota 1.090, a fronte di una media nazionale di 1.353 assistiti.
Per tamponare la situazione, il governo ha portato a 72 anni l’età pensionabile dei medici impiegati presso le strutture ospedaliere, ma per i medici di medicina generale il limite di età rimane a 70 anni. Il rischio di perdere l’accesso a un diritto fondamentale è concreto.