Se sono state progettate con tempi di ritorno di 100 o 50 anni e poi l’evento si ripete invece con frequenza molto maggiore è ovvio che le opere vanno ripensate per resistere ad eventi più frequenti.” Questa frase è tratta da una dichiarazione resa alla stampa di Luca Brocca, ricercatore dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Cnr, in merito all’alluvione dell’Emilia Romagna.
Le stesse osservazioni erano state alla base di un dossier sul progetto del quarto lotto della Teramo-Mare che otto associazioni hanno inviato nei mesi scorsi a varie autorità denunciando, appunto, il gravissimo rischio idrogeologico visto che ANAS vorrebbe realizzare l’opera da 173 milioni di euro in piena area di rischio alluvione del fiume Tordino secondo le stesse carte ufficiali depositate per la Valutazione di Impatto Ambientale. L’ANAS ha infatti progettato l’opera nonostante le pregresse esperienze negative sui tratti esistenti a monte che ha visto diversi crolli del sedime stradale in caso di piene.
-Il rischio alluvione
Le associazioni hanno contestato l’uso da parte di Anas di una modellazione delle piene fatta tenendo conto delle portate con tempo di ritorno di soli 200 anni quando ormai è assodato che la crisi climatica sta esacerbando i fenomeni meteo estremi. Una piena un tempo duecentenaria oggi sarà da considerarsi cinquantenaria, una millenaria praticamente uno duecentenaria e così via. Inoltre i valori delle piene sono calcolati su dati pluviometrici raccolti nel passato che non sono ormai rappresentativi dell’andamento delle precipitazioni. Basti guardare cosa accaduto sul Misa nelle Marche e in Emilia Romagna in bacini molto simili a quello del Tordino. Facciamo notare che la portata della piena duecentenaria del Tordino è di 890 mc/s, quella cinquecentenaria di 998 mc/s. Figurarsi quella millenaria… Pertanto riteniamo molto grave questa sottovalutazione del rischio idraulico, tenuto conto non solo del rischio per l’infrastruttura ma anche per tutto quello che rileva ai fini della pubblica incolumità, sia dei fruitori sia di tutti gli altri manufatti (case, altre strade ecc.), tenuto anche conto dell’impatto dell’infrastruttura sui livelli di piena a valle.
-Consumo di suolo
L’ISPRA nel suo ultimo rapporto sul consumo di suolo ha lanciato l’ennesimo allarme sulla perdita di suolo fertile in Italia. L’Abruzzo risulta essere la regione con maggiore incremento annuo di consumo di suolo. Se andiamo a osservare i dati dei comuni interessati dall’opera, che consumerà o depaupererà direttamente o indirettamente decine di ettari di una delle zone più favorevoli all’agricoltura dell’intera regione, vediamo che tutti sono ben oltre il dato medio nazionale (7%) e regionale (5%), a livelli già oggi insostenibili: Giulianova 23,2%, Mosciano S. Angelo 10,3%, Notaresco 9,7%, Roseto 14,8%.
-Mobilità
Il progetto non è supportato da alcun dato circa la mobilità e la necessità di pervenire a modelli sostenibili di trasporto di cose e persone. Quante emissioni in atmosfera in più sono previste dalla realizzazione dell’opera (cantieri, flusso di materiali ecc.) e dall’uso ultradecennale della stessa?
Perché si deve ancora sostenere una enorme spesa pubblica per facilitare il trasporto privato su gomma quando il principale nodo, lo svincolo autostradale di Mosciano S. Angelo, è ormai già collegato con la dorsale trasversale verso Roma? Che impatto avrebbe sul traffico, ad esempio sul nodo di innesto con la SS16 e sul centro di Giulianova, già pesantemente colpito da ingorghi?
-Sedime di cantiere
La sede delle attività di cantiere nell’area industriale di Colleranesco potrebbe ricadere in aree potenzialmente contaminate.
-Impatto paesaggistico enorme
La scelta di un tracciato in area a rischio idrogeologico che “costringe” ad andare in rilevato, la volontà di introdurre mega-svincoli assolutamente sovra-dimensionati come quello di Coste Lanciano, l’introduzioni di viadotti per superare le aree a rischio R4, determinano un impatto paesaggistico enorme sull’ultima porzione di pianura alluvionale abruzzese priva di grandi infrastrutture.
-Lo stato ecologico del Fiume Tordino
Il fiume e il corpo idrico sotterraneo della pianura alluvionale presentano estese criticità. La qualità dell’ambiente fluviale è “scarsa” secondo i dati ARTA, così come “scadente” è lo stato delle acque sotterranee a cause delle molteplici pressioni antropiche totalmente insostenibili che già insistono nell’area. Aggiungere l’ennesima fonte di pressione antropica appare del tutto ingiustificabile.
-Impatto sull’area archeologica di Castrum Novum a Giulianova Lido
L’opera, come è dichiarato anche nella relazione illustrativa del progetto definitivo, “potrebbe avere un forte impatto sui resti dell’antico insediamento di Castrum Novum localizzato al margine sud della città di Giulianova”.
-Impatto sulla componente faunistica
Il corso del Tordino è interessato dalla presenza di varie specie di uccelli tutelati, anche a livello comunitario, quali Airone bianco maggiore, Garzetta e Marangone minore. La presenza di una strada determina un forte disturbo alla componente faunistica, come dimostrano numerose ricerche scientifiche pubblicate a livello internazionale.
L’alternativa necessaria
Davanti a una nuova opera pubblica la tentazione forte è dire in maniera semplicistica: l’importante è farla. Ciò porta troppo spesso a non considerare che si tratta di fondi pubblici – in questo caso ben 173 milioni di euro per soli 7 km alla modica cifra di oltre 20 milioni di euro a km- che devono essere allocati privilegiando una opzione rispetto ad altre esistenti.
Riteniamo che sia molto più vantaggioso, procedere a un Accordo di Programma Territoriale tra enti affinché:
1)si mantenga la SS80 nella sede attuale migliorando la fluidità del traffico (ad esempio, prevedendo una rotatoria a Bivio Bellocchio, allo sbocco cioè della SS 80 sulla SS16 per fluidificare il traffico proprio nel punto in cui si creano attualmente i maggiori ingorghi) con l’eliminazione di semafori, la sicurezza con interventi sulla segnaletica e sui marciapiedi, mitigando gli impatti delle emissi acustiche e gassose con siepi ecc.;
2)si lavori sulle alternative trasportistiche investendo sulla ferrovia, con l’acquisto di materiale rotabile, e sulla mobilità ciclistica;
3)si assicurino le spese di funzionamento del sistema nei primi anni per facilitare la transizione da una mobilità insostenibile, quella privata su gomma, con quella più sostenibile sotto tutti i punti di vista (sicurezza dei trasporti; emissioni; impatti paesaggistici; consumo di suolo ecc).
4)si attuino interventi di risanamento ambientale sul Tordino.
Nel dossier è stata fatta una prima e indicativa ripartizione economica per dimostrare che esiste un’alternativa concreta al progetto ANAS.
LE ASSOCIAZIONI: Stazione Ornitologica Abruzzese Onlus, LIPU del. Abruzzo, , Italia Nostra sez. riunite Abruzzo, Altura, Paliurus, Gruppo di Intervento Giuridico, Mountain Wilderness, Il Cittadino Governante.
IL DOSSIER
DossierTeramoMare_19_03_2023_def