Anche un cuore a pezzi può avere effetti negativi sulle prestazioni lavorative, ecco perchè prendersi qualche giorno per metabolizzare l’accaduto potrebbe essere d’aiuto
Quante volte dopo la fine di una storia d’amore, breve o lunga che sia stata, intensa o meno, abbiamo sentito la necessità di staccare la spina, isolarci da tutto e tutti per provare a superare quella delusione o quella rabbia di aver creduto che forse era quella giusta? Giorni particolari e difficili dove anche recarsi sul posto di lavoro e incontrare clienti o colleghi felici e sorridenti è davvero difficile e complicato perchè non desideriamo altro che restare chiusi in noi stessi.
L’ultimo in ordine di tempo a essere inserito come diritto del lavoratore, sia uomo che donna, è stato il congedo parentale. Quel periodo di astensione facoltativa dal lavoro che viene concesso ai genitori lavoratori per sostenerli nella cura del bambino o della bambina nei suoi primi anni di vita, in modo da soddisfarne i suoi bisogni affettivi e relazionali.
Una decisione sorprendente
Forse nessuno ci aveva mai pensato prima. Sicuramente è stata una sensazione che purtroppo tutti hanno provato almeno una volta nella vita: avere il cuore infranto. La fine di un amore ha quasi sempre delle ripercussioni sul nostro umore, sulla nostra vita sociale e quindi anche sulle nostre prestazioni lavorative. Perchè avere il cuore infranto non è certo come una malattia che non permette di svolgere al meglio le proprie mansioni, ma per qualcuno, che prende le rotture molto seriamente, lo stato d’animo non aiuta a svolgerle al meglio. Il problema però è che le questioni di vita privata non rientrano mai nei contratti collettivi di lavoro e così, anche se si è troppo giù di morale perchè “il lui la lei” non era davvero quello giusto, bisogna soffrire in silenzio e cercare di uscire da quella bolla di tristezza e malinconia nella maniera più veloce possibile. Ma ora sembra davvero arrivare una svolta per tutti quei lavoratori che si trovano a vivere un momento di tristezza dovuto a una delusione d’amore.
Giorni di permesso
La notizia per certi versi davvero rivoluzionaria arriva dalle Filippine, dove un datore di lavoro, memore proprio della personale esperienza con la fine di una relazione importante, ha deciso di concedere ai propri dipendenti cinque giorni all’anno per riprendersi nel caso la propria relazione giunga al capolinea. Una sorta di congedo per il cuore infranto, per delusione amorosa. Ricardo Dublado, amministratore delegato del gruppo Cebu Century Plaza Hotel, nelle Filippine, ha introdotto cinque giorni di congedo retribuito per motivi di sofferenza sentimentale nella politica del personale. Un periodo per riprendersi dalla tristezza provocata dalla separazione traumatica dalla persona amata e affrontarla al meglio, cercando di non soccombere al dolore. L’unica regola da rispettare, però, è quella che il permesso si può richiedere una sola volta all’anno, e per di più se il problema avviene con una persona diversa. In pratica, chi ha rapporti traballanti che si trascinano da anni provi a risolverli in altro modo, ma senza pretendere nulla dall’ufficio del personale. Chissà se l’iniziativa del coraggioso datore di lavoro filippino non possa tramutarsi in qualcosa di concreto anche per tutti gli altri cuori infranti nel mondo