Il servizio sanitario nazionale migliora sul fronte dell’assistenza ospedaliera, ma arranca sulla prevenzione e le cure territoriali
Sono davvero sconvolgenti i risultati che sarebbero emersi dall’annuale “Monitoraggio dei livelli essenziali di assistenza” realizzato dal ministero della Salute e anticipato in queste ore dal Sole 24 Ore. Una fotografia impietosa sulla situazione sanitaria nazionale dove soltanto poche regioni garantirebbe standard adeguati di assistenza ai propri residenti.
La prevenzione e le cure territoriali sono importanti nell’economia di un paese, non soltanto per migliorare la salute della popolazione, ma anche per ridurre i costi sanitari futuri. Investire in una prevenzione efficace infatti, può ridurre significativamente il numero di ricoveri ospedalieri e trattamenti costosi, alleggerendo così la pressione sulle strutture ospedaliere e migliorando l’efficienza complessiva del sistema sanitario. Un circolo virtuoso che se messo in moto nella maniera giusta può apportare significativi vantaggi.
Se la popolazione sta bene, se la prevenzione da eventuali malattie è fatta nei tempi giusti, questo può portare benefici non soltanto ovviamente sulla vita delle persone stesse, ma anche sull’efficienza generale del sistema sanitario con costi inferiori per lo Stato e quindi per il cittadino. Ma dalla fotografia pubblicata in questi giorni dopo il “monitoraggio dei livelli essenziali di assistenza” realizzato dal ministero della Salute, il quadro che emerge in Italia non è così positivo. Infatti nel 2023, soltanto tredici tra Regioni e Province Autonome sono state in grado di raggiungere la sufficienza in tutte le aree dell’assistenza sanitaria, cioè tra prevenzione, assistenza distrettuale, assistenza ospedaliera.
Un quadro che illustra come nel complesso, il servizio sanitario nazionale è migliorato sul fronte dell’assistenza ospedaliera, ma è ancora in decisa difficoltà sulla prevenzione e le cure territoriali. Il sistema sanitario non riesce a implementare efficacemente i servizi di prevenzione, rischia di non far cogliere al Paese i benefici economici derivanti da un sistema sanitario proattivo. Ecco perchè la decisione di investire in una sanità preventiva e in un sistema di cura territoriale più efficiente potrebbe non solo aiutare a migliorare la qualità della vita per i cittadini, ma contribuire a ridurre i costi a lungo termine per il sistema sanitario regionale e nazionale.
Una situazione quasi al collasso. Infatti secondo l’indagine condotta, Piemonte, Lombardia, Provincia Autonoma di Trento, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Puglia e Sardegna, sono e Regioni completamente adempienti, mentre altre quattro, Valle D’Aosta, Abruzzo, Calabria, Sicilia, non hanno raggiunto la sufficienza in due aree dell’assistenza, quella distrettuale e quella ospedaliera.
In coda a questa speciale classifica troviamo la Calabria, preceduta però poco distante da Valle d’Aosta, Sicilia, Abruzzo e Basilicata. Mentre la Regione più virtuosa è risultata essere il Veneto, con un punteggio medio di 96 punti su 100, che balza in cima alla classifica, grazie a un forte miglioramento proprio nell’area della prevenzione.