Le nuove tasse imposte dal presidente degli Stati Uniti per alcune importazioni mettono a dura prova la produzione in alcuni settori presenti nella regione
Tra i diversi dazi annunciati dal presidente Usa Donald Trump, quelli che fanno più rumore riguardano l’automotive. Infatti dal prossimo 2 aprile si applicheranno sulle importazioni negli Stati Uniti, pari a quasi 500 miliardi di dollari all’anno, di automobili, camion e componentistica. Secondo i dati aggiornati, la Casa Bianca, quindi, da questi dazi del 25% si aspetta circa 100 miliardi di incassi in più.

Fin dal suo discorso di insediamento, il neo presidente USA Trump ha annunciato l’introduzione di dazi doganali per salvaguardare l’economia interna americana. In termini semplici, i dazi sono tasse imposte sui beni provenienti da altri Paesi. L’obiettivo è aumentare il costo dei prodotti stranieri per favorire l’acquisto di merci prodotte internamente.
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Un costo maggiore per le importazioni
Donald Trump non scherzava. Dopo averli annunciati già per alcuni stati considerati “rivali” in alcuni settori, da ieri sono ufficiali anche i dazi per le importazioni di automobili negli Stati Uniti. In quello che Trump ha ribattezzato come il giorno della “liberazione dell’America”, a partire dal 2 aprile, infatti, scatteranno anche i dazi reciproci nei confronti di 15 Paesi per tutto ciò che riguarda il settore dell’automotive.

Nuove tariffe che riguarderanno quindi le automobili e soprattutto i ricambi auto e la componentistica varia provenienti da Asia ed Europa, nonché su quelli provenienti da Canada e Messico. I dazi canadesi e messicani saranno i più dannosi per la maggior parte delle case automobilistiche americane, che dipendono da questi paesi confinanti non solo per una parte della loro produzione, ma anche per una larga quota dei componenti che utilizzano per assemblare le auto, ma saranno molto gravosi anche per tante aziende europee e per tutte quelle italiane interessate da questa filiera.
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La regione Abruzzo nei guai
L’annuncio dell’introduzione dei dazi da parte del presidente degli Stati Uniti ha fatto alzare l’allarme anche in Italia, soprattutto nella regione Abruzzo che rischia pesantissime perdite visto che nel 2024 proprio nel settore dell’automotive si era registrato un aumento record dell’export verso gli States del 20%. Tra le aziende più penalizzate troviamo quella di Stellantis, ad Atessa in provincia di Chieti, e la Marelli, a Sulmona in provincia de L’Aquila, e tante altre piccole o grandi che lavorano in una filiera che è l’architrave dell’economia e del pil abruzzese.

Per fortuna la politica locale e anche il governo si stanno già muovendo per cercare delle soluzioni tampone che aiutino sul medio-lungo periodo le aziende del settore. “La decisione dell’amministrazione Trump è un problema per la nostra economia, ma è necessario reagire con lucidità alla politica protezionistica che gli Stati Uniti hanno intenzione di portare avanti”, ha affermato l’assessore regionale alle attività produttive Tiziana Magnacca. Un momento complicato che arriva a pochi giorni dall’audizione in Parlamento che lo stesso presidente di Stellantis, John Elkan, aveva fatto, garantendo alle forze politiche presenti in aula di supportare a dovere tutte le aziende interessate dall’indotto automobilistico. L’assessore Magnacca ha confermato anche che, dopo l’ultima riunione, “il ministero dell’Industria e del Made in Italy ha ricostituito il fondo nazionale Automotive dotandolo di 2,5 miliardi euro, che saranno interamente destinati agli investimenti nel settore auto”. Tutto in attesa di capire che piega prenderà il mercato dell’automobile.