Per chi non lo sapesse le reti di informazione si nutrono di questo. Tenere alta l’asticella dell’attenzione su un argomento topico che alimenta il brusio di fondo circa i fatti narrati, producendo una corsa sfrenata all’ultima notizia. Predisporre in tempo reale le notizie, può significare preferire la quantità di contenuto alla qualità, mischiare alla voce di esperti fonti meno attendibili, politicizzare l’argomento, fornire dati/fatti prematuri o parzialmente completi e previsioni azzardate. Quello che emerge da questo scenario sono evidenti effetti collaterali del virus visti attraverso la lente mediatica, riassumibili grandi linee in fuga di notizie, paura, disinformazione, sfiducia nelle istituzioni e una generale confusione.
Un’informazione accuratamente selezionata e processata, l’utilizzo di tecniche di persuasione, nonché la manipolazione e la retorica possono favorire la lettura, l’attratività e di conseguenza la diffusione di informazioni, ma condurre il lettore in insidie del ragionamento quotidiano.
Quanto la comunicazione di massa influenza la nostra percezione degli eventi?
Dal punto di vista dei processi comunicativi uno spunto interessante potrebbe essere offerto dal concetto di “meme” coniato da R. Dawkins nel 1976 nell’opera Il gene egoista, cui si allacciano in maniera più che mai attuale le teorie dei filosofi R. Girard e G. Tarde sul desiderio sociale all’imitazione, propriamente definito “desiderio mimetico”.
Un meme è un’unità di informazione eterea, che sotto forma di idea, immagine, testo compone l’universo culturale. Il suo segreto? Quanto più semplificato un meme si presenta tanto più rapidamente può proliferare nella cultura di massa (es. uno slogan politico, espressioni, credenze, un’immagine, un messaggio legato ad un’appello emotivo, un post, un hashtag ecc.)
La digitalizzazione dei processi informativi, Internet e i Social hanno permesso che questo accada con maggiore rapidità in seno alla logica della condivisione dei contenuti. Quanto più sarà condiviso all’interno della propria e altrui rete sociale, tanto più diventerà virale. #IORESTOACASA è la sintesi di questo concetto e titolo dell’ultimo decreto firmato dal presidente del Consiglio.
È evidente come vista da questa prospettiva l’informazione sembra cambiare. Il lettore passa dall’essere il fine a cui tendere, a mezzo attraverso cui spingere un messaggio con tecniche di comunicazione nell’universo delle informazioni, affinché possa raggiungere una vastità di potenziali lettori.
Una visione già elaborata nel 1955 dallo psicologo P. Lazarsfeld nell’ambito dei media secondo cui il flusso di informazioni non influenzerebbe direttamente il destinatario finale, ma piuttosto sarebbero le relazioni sociali, le persone di cui ci fidiamo, le credenze i fattori attraverso cui filtriamo le informazioni.
La verità dove va cercata? Tra le grinze di scomode verità, tragica realtà o immaginario collettivo? È forse di tutto ciò messo insieme che si nutre questo virus? Già pericoloso di suo il virus è stato reso ancor più pericoloso dall’incapacità nel gestire in maniera organica il flusso informativo, creando non di meno divisione e paura.
L’esperienza sociale ci insegna che la paura come limite sociale si manifesta nel senso di insicurezza, di smarrimento, legato alla nuova condizione dell’uomo caratterizzato da alti livelli di interconnessione e interdipendenza. Inoltre come ricorda K.Mannheim “una volta che le forze dinamiche della società sfuggono di mano e prevale il caos, la vita sociale diventa ancor più terrorizzante delle cieche forze della natura.”
“Divide et impera” si potrebbe dire, se non fosse che un virus è privo di intenzionalità.
L’impressione è che Covid-19 non sia solamente una forma virulenta di influenza, che colpisce il sistema respiratorio. La realtà mostra che ha colpito più di questo. Il coronavirus è entrato nelle menti delle persone prima ancora che nelle loro case, minando di ciascuno il pensiero critico e la capacità di discernere senza affidarsi necessariamente a pareri altrui.
Per concludere, tali eventi hanno vita breve se si considera il paragone con l’asse temporale dell’umanità. Per cui è necessario fare attenzione nel scegliere come si vorrà venirne fuori, considerando che non tutti avranno gli anticorpi per difendersi da uno stravolgimento epocale come quello che sembra stiamo vivendo, al livello sociale, culturale, politico, economico, scientifico.
Kleandro Menga